Il fashion green varrà 8,25 miliardi nel 2023

Se l’anno della pandemia ha segnato una temporanea battuta d’arresto per il comparto fashion, l’attenzione intorno al tema della sostenibilità non sembra essere scemata. Tutt’altro. Sebbene quello della moda circolare sia un concetto nuovo e ancora da definire chiaramente, negli ultimi dodici mesi le produzioni di abbigliamento e calzature, ma anche gli appuntamenti delle fashion week e le modalità di presentazione, si sono sempre più digitalizzati favorendo lo sviluppo di modelli di business in cui la connessione prodotto-consumatore finale ha accentuato l’emergere di questa consapevolezza.

E mentre nel 2019 le dimensioni del mercato mondiale della moda green hanno raggiunto un valore di quasi 6,35 miliardi di dollari (pari a 5,23 miliardi di euro al cambio di ieri), aumentate a un tasso di crescita annuo composto dell’8,7% dal 2015, nel 2023 si stima che il mercato raggiungerà gli 8,25 miliardi (quasi 6,8 miliardi di euro) con un incremento del 6,8%, dovuto principalmente alla crescente sensibilità nell’uso della moda etica per la sostenibilità. Secondo le statistiche dell’industria della moda ecosostenibile, il mercato dovrebbe poi crescere fino a 9,81 miliardi di dollari (8,08 miliardi di euro) nel 2025 e successivamente a quasi 15,2 miliardi (12,5 miliardi di euro) nel 2030, con un tasso di crescita annuo composto del 9,1%.

Questi i risultati di una ricerca condotta per MFF da Pwc Italia, che ha stimato come l’impatto delle nuove tecnologie nella catena del valore della moda supporti l’esplosione di un’economia circolare. Grazie all’impiego dell’innovazione tecnologica e dei materiali applicato al settore, si passerà da un sistema moda attualmente stimato a 3 trilioni di dollari a 5,3 trilioni (4,36 trilioni di euro). In particolare le crescite di settore più significative in termini di sostenibilità sono legate all’uso di materiali riciclati, che faranno guadagnare circa 350 miliardi (circa 288,5 miliardi di euro), di fibre ecologiche, un mercato che oggi vale quasi 40,4 milioni di dollari (33,3 milioni di euro) in crescita annua del 5%, e di packaging sostenibili.

«Nel contesto complessivo della filiera moda, ogni anno 500 miliardi di dollari (412,1 miliardi di euro) sono persi a causa dello smaltimento, non utilizzo e mancato riciclo degli indumenti. Il mercato del lavaggio a secco e dei servizi di lavanderia e quello dell’alterazione degli abiti, nel 2020, hanno registrato rispettivamente un valore di 180 miliardi e di 2 miliardi (oltre 148,3 miliardi e 1,64 miliardi di euro)», ha illustrato a MFF Erika Andreetta, partner e consumer market consulting leader di Pwc Italia. «Infine, la dimensione del mercato globale della cura dei tessuti nel 2020 è stata pari a 101,65 miliardi (quasi 83,8 miliardi di euro), mentre si stima un raddoppio del valore del mercato di rivendita entro il 2024, raggiungendo i 64 miliardi di dollari (più di 52,7 miliardi di euro)».

Uno dei principali fattori a influenzare la transizione al mercato sostenibile sono senza dubbio le iniziative governative. Nel 2018 la Cina ha annunciato il suo piano di produzione green coinvolgendo anche l’industria della produzione di abbigliamento. Ad agosto 2019, il governo indiano ha lanciato il progetto SU.RE, che mira alla transizione verso una moda sostenibile che contribuisca a un ambiente pulito. E sempre nello stesso anno, la Francia ha proclamato la sua decisione di rendere Parigi la capitale mondiale della moda green entro il 2024 attraverso l’iniziativa Paris good fashion, che dovrebbe riunire designer ed esperti per contribuire a rendere l’industria della moda più verde. In quest’ottica, proprio un anno fa il governo francese ha approvato un regolamento che impone alle aziende di abbigliamento del Paese di seguire circa 100 disposizioni di sostenibilità, tra cui il divieto di distruzione di beni invenduti.

Stando a quanto emerso dal Sustainability report 2020 di Lyst, la moda sostenibile sta crescendo a diversa velocità da nazione a nazione. In testa alla top 10 si è qualificata la Danimarca, in accelerazione del 114%, seguita dall’Australia a +110% e dalla Germania a +53%. Quasi a pari merito Spagna (+51%) e Francia (+50%), in aumento del 30% il Canada e del 20% l’Italia al settimo posto. Chiudono la classifica Inghilterra (+17%), Stati Uniti (+15%) e Russia (+14%).

E come è noto, il tema della salvaguardia del pianeta e della salute personale è un tema a cui risultano sempre più sensibili soprattutto le nuove generazioni, che per questa ragione prestano molta attenzione alla scelta di prodotti sostenibili. «Dal nostro sesto Osservatorio Millennials e Generazione Z è emerso che nel 2020 il 63% dei consumatori sceglie prodotti sostenibili contro il 29% nel 2019», ha proseguito Erika Andreetta, spiegando che il 45% dei giovani evita di usare plastica se possibile e solo il 6% ha dichiarato di non essere interessato alla sostenibilità, contro il 13% dell’anno precedente. Inoltre il 28% tiene in forte considerazione gli sforzi ambientali e sociali dei brand nelle proprie scelte di acquisto, mentre il 26% sceglie prodotti di origine trasparente e tracciabile.

«In questo contesto di crescente attenzione verso i temi della sostenibilità nella moda, è interessante osservare i prodotti che spiccano nelle vendite. Le sneakers Veja si attestano al primo posto, i leggings alti di Girlfriend collective al secondo e le Eclypse di Stella McCartney al terzo, mentre il parka Lone Mountain di Patagonia è al quarto», ha approfondito l’esperta. Seguono gli abiti di Reformation, il cappotto Eden di Filippa K, i jeans Grim Tim dry deni di Nudie Jeans, la collana Fede di Laura Lombardi e la T-shirt classica in cotone biologico di Bassike.

Sneakers e jeans sostenibili restano i prodotti con i volumi di ricerca maggiori e segnano comunque una crescita importante anno su anno. «Ma è interessante sottolineare anche la crescita delle giacche sostenibili, dell’activewear, dei gioielli rigenerati ed etici e dei costumi da bagno sostenibili, che stanno crescendo molto rapidamente segnando un +65% annuo», ha concluso Andreetta. «Un caso su tutti da segnalare è quello delle sneakers Adidas in plastica riciclata, che hanno fatto registrare un aumento del 305% nelle visualizzazioni di pagine associate».

Fonte: mffashion.com 

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