Snapchat, shopping green grazie alla realtà aumentata

La realtà aumentata potrà dare un impulso allo shopping, ma soprattutto, un contributo ecosostenibile al sistema moda. Ad affermarlo è lo studio «Il futuro dello shopping» realizzato da Snapchat e condotto da Foresight factory in 12 Paesi a livello globale, compresa l’Italia. Secondo la ricerca della piattaforma social sviluppata dalla società americana Snap Inc. nel 2011, in Italia la tecnologia immersiva unita al try-on virtuale potrebbero evitare quasi 2 resi su 5 di capi d’abbigliamento acquistati online, nel dettaglio il 37%, con un risparmio medio di 272 milioni di euro. Più del 40% dei resi infatti continuano a essere legati a errori di taglia, un problema che il try-on potrebbe risolvere. È già stimato che il prossimo anno il 24% dei consumatori italiani incrementerà l’utilizzo di questo servizio, che di fatto ti consente di provare il prodotto virtualmente. L’introduzione dell’ar all’interno degli e-commerce fornirà così ai retailer un vantaggio competitivo e un maggior business, anche per quanto concerne le vendite dirette.

«La tecnologia, piuttosto che decretare la fine del commercio al dettaglio nei negozi fisici, ha favorito una trasformazione che è vantaggiosa sia per i consumatori che per i commercianti» ha evidenziato in una nota Claire Valoti, vice president Emea di Snap inc. Sempre in base allo studio, la spinta alle vendite grazie all’ar è già iniziata in Italia. Se il 13% dei consumatori del territorio l’ha utilizzata nel processo di acquisto, il 56% di chi l’ha provata è stato incoraggiato a concludere l’acquisto. Infine, anche i giovanissimi contribuiranno attivamente a questo trend.

Entro il 2025 in Italia si registrerà un aumento del 27% degli acquirenti della Gen Z, i nati tra il 1995 e il 2010, che utilizzeranno l’ar prima di fare acquisti (ovvero quasi 3 su 10). Tra le principali motivazioni figura la possibilità di capire come starebbero i prodotti (37%), vederli a 360° (34%) e capirne la dimensione esatta (34%). Gli italiani preferirebbero l’utilizzo di try-on in primis per prodotti di moda ovvero abbigliamento e accessori e di bellezza, entrambi indicati dal 33% dei rispondenti. Seguono mobili e articoli di lusso.

Fonte: milanofinanza.it

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