Seconda mano: il nuovo trend è il “rent-a-rack”

Nel quartiere ultra trendy di Atwater a Los Angeles, tra negozi specializzati in succhi e frullati, un punto vendita dedicato ai cristalli, qualche sala yoga, uno specialista del buon vecchio K7 e uno store di alimentari specializzato in burro di mandorle con matcha senza olio né sale, ha aperto da pochi giorni Redress, un nuovo concept di negozio dell’usato.

Al suo interno, una ventina di appendiabiti color antracite offrono capi di seconda mano, per la maggior parte di moda femminile, affiancati da alcuni camerini di prova e da un mantra scritto in lettere nere: “Life is too short to wear boring clothes” (“La vita è troppo breve per indossare abiti noiosi”). Un negozio dell’usato nel suo format più semplice, ma la cui originalità sta nel funzionamento: il rent-a-rack, ovvero la possibilità per i privati di noleggiare un appendiabiti a settimana.

Con un espositore appendiabiti offerto a 99 dollari a settimana, il negozio Redress invita ogni cliente a vendere 50 pezzi a sua scelta (in buone condizioni e stirati): la casa si riserva una commissione aggiuntiva del 15% su ogni pezzo venduto. “Un buon modo per riciclare i vestiti del proprio armadio e dare nuova vita a un capo di abbigliamento”, spiega Kati Kanerva, produttrice e fondatrice dello show televisivo Au pairs e ideatrice del concept di Redress.

In pratica, il sistema invita il cliente a prenotare online la settimana dalla quale vuole proporre i suoi capi in vendita. Ogni cliente è libero di fissare i prezzi che vuole, di condividere l’appendiabiti con un amico, di portare in negozio la sua selezione, di pubblicare il proprio annuncio sui social network e di seguire l’andamento delle vendite online. Quando un pezzo viene venduto, ogni cliente può allora aggiungere un nuovo articolo e, alla fine della settimana di noleggio, recuperare le somme generate dai capi venduti.

“Un sistema che si rivela redditizio per la maggior parte dei venditori”, spiega Kati Kanerva. “I migliori di loro sono riusciti a realizzare con noi oltre 1.800 euro di fatturato in meno di due settimane, e la media dopo 9 giorni si aggira intorno ai 480 euro. Se hai dei buoni articoli e li offri a un prezzo equo, il sistema funziona. Il quartiere di Atwater dove ci troviamo è un sobborgo di passaggio, ogni domenica nelle vicinanze si tiene un mercato, e se aggiungiamo i passaparola sui social, si ottiene un traffico regolare nella boutique”.

Ispiratasi al suo paese d’origine, la Finlandia, dove esistono da una decina d’anni concept di “rent-a-rack” (è il caso in particolare del marchio Relove, presente a Helsinki presso i grandi magazzini Stockmann e in altri due quartieri), Kati Kanerva è la prima ad esportare il modello negli Stati Uniti. “Sono cresciuta con questo modello del rent-a-rack che esiste in diversi Paesi del nord Europa, in Finlandia ma anche in Olanda, Danimarca, Svizzera, Islanda, Norvegia o Estonia. Un sistema che sta piacendo ovunque, ora anche in Australia, a Sydney (con il marchio Venla, fondato anch’esso da due finlandesi, che ha già due negozi, e il concept Rentthatrack a Southport, ndr.). Inoltre abbiamo in programma altre aperture negli USA”.

È disponibile nello store anche una selezione di oggetti per la casa, ma Redress sta lavorando a una proposta di articoli di lusso, un’offerta parallela al concetto di “rent-a-rack”, senza affittare un appendiabiti, grazie alla quale il marchio prevede di ottenere una commissione del 50% su ogni pezzo venduto.

Fonte: it.fashionnetwork.com

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