Nasce Erp Italia Tessile, primo consorzio tricolore di respiro europeo

Si aggiunge un nuovo nome al sempre più nutrito elenco di consorzi finalizzarti allo smaltimento dei rifiuti tessili. L’ultimo a inserirsi nella mappa tricolore è il consorzio Erp Italia Tessile, costituito dall’organizzazione paneuropea European Recycling Platform, già attiva in Italia con la propria realtà locale annoverata tra i sistemi collettivi senza scopo di lucro che si fanno carico sull’intero territorio nazionale della gestione a norma dei Raee (rifiuti di apparecchiature elettrice ed elettroniche), pile e accumulatori.

L’ente nasce in previsione dell’entrata in vigore della nuova direttiva europea per il corretto smaltimento dei rifiuti tessili, all’insegna del principio ‘Epr’, ovvero di ‘responsabilità estesa del produttore’, che impone alle aziende di farsi carico dell’intero ciclo di vita dei prodotti immessi sul mercato. Ormai svanita per l’Italia l’opportunità di precedere Bruxelles con un proprio regime ‘Epr’ nazionale, dal momento che a luglio è stata già presentata la proposta di revisione della direttiva quadra europea del 2018, al Belpaese non resta che mettere in atto misure preparatorie attraverso organismi ad hoc che affianchino le aziende alle norme che verranno.

In quest’ottica, Erp Italia Tessile (così come i già esistenti Retex.Green, Re.Crea, Cobat Tessile, Ecotessili ed Erion Textiles) ha l’obiettivo di assicurare la corretta gestione degli obblighi di conformità nella gestione dei rifiuti tessili in via di definizione proprio nell’ambito del regime ‘Epr’, già vigente in altri settori ma ancora in divenire per il tessile.

Si tratta, racconta la nota che ne annuncia la fondazione, del “primo consorzio italiano per il riciclo dei rifiuti tessili di respiro autenticamente europeo”, a differenza degli enti che lo hanno preceduto, in virtù dell’appartenenza a un gruppo globale diffuso in 18 paesi con 41 sistemi collettivi di raccolta. Predecessore simile nell’ambizione paneuropea, ma di stampo più istituzionale, è l’ente che fa capo a Euratex, RegioGreenTex, progetto che riunisce oltre 40 partner da 11 regioni (tra cui la Toscana) di otto Paesi europei e 24 Pmi, per aiutare le piccole realtà imprenditoriali a trasformare virtuosamente i rifiuti tessili.

“L’appartenenza ad un network integrato – ha dichiarato Alberto Canni Ferrari, head of Erp southern Europe – porta evidenti benefici ai produttori e ai soggetti obbligati italiani in un settore come quello della moda vocato all’export. Affidandosi a Erp, le aziende che, una volta entrata in vigore la direttiva, sono obbligate a farsi carico della raccolta possono fare riferimento a un’unica organizzazione senza doversi rivolgere a una molteplicità di interlocutori, semplificando la gestione della conformità a questa nuova direttiva, beneficiando quindi di economie ed efficienze”.

In ottica di economia circolare, il settore è infatti chiamato ad accelerare, sottolinea Erp, che stima una crescita dei rifiuti tessili (tra capi di abbigliamento, tessuti per arredo e calzature) pari al 63% entro il 2030. Attualmente, in Europa, oltre il 78% dei rifiuti tessili viene avviato in discarica o è destinato alla termovalorizzazione (circa 5,6 milioni di tonnellate). In Italia i passi avanti da compiere sono ancora più importanti: ad oggi, infatti, viene raccolto soltanto il 10% circa del totale di immesso al consumo (circa 157mila tonnellate su un totale di oltre 1 milione). In questo scenario, l’obiettivo che l’ente si prefigge è quello di raccogliere in modalità differenziata il 50% del materiale entro il 2025.

Intanto, nel Vecchio Continente il consumo di prodotti tessili rappresenta la quarta principale causa di impatto sui cambiamenti climatici, mentre, a livello mondiale, si colloca al terzo posto per l’utilizzo di acqua e suolo. In aggiunta, secondo uno studio condotto dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (Eea), il consumo pro-capite di prodotti tessili di un cittadino dell’Ue si aggira attorno ai 14,8 kg tra capi di abbigliamento, tessuti per la casa e scarpe.

Fonte: pambianconews.com 

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