Le aziende ai tempi del Coronavirus

con il contributo del Presidente di Retail Institute Italy, Marco Zanardi

Covid – 19 avrà inevitabilmente un impatto sull’economia nazionale e internazionale, la cui portata purtroppo ad oggi è sconosciuta. Alcuni settori ne saranno maggiormente colpiti e altri meno. Ad esempio, ciò che è legato ai beni di prima necessità probabilmente ne trarrà anche dei benefici, mentre altri dovranno fare i conti con una fortissima contrazione.

A darci già alcune indicazioni, interessanti analisi e previsioni sono alcune delle principali società di  consulenza strategica come Ipsos (https://retailinstitute.it/wp-content/uploads/2020/03/signals-understanding-coronavirus-crisis-ipsos-march.pdf | https://www.ipsos.com/it-it/il-clima-dopinione-sullepidemia-di-covid-19), PwC (https://www.pwc.com/gx/en/issues/crisis-solutions/covid-19.html), McKinsey (https://retailinstitute.it/wp-content/uploads/2020/03/COVID-19-Facts-and-Insights-March-9-2020-v2.pdf), . Come già anticipato, l’impatto e le conseguenze del coronavirus varieranno a seconda del settore merceologico. Alcuni, come l’aviazione, il turismo e l’ospitalità avranno degli effetti a lungo termine, mentre altri vivranno una ripresa molto più rapida. Sentiamo quotidianamente notizie riguardo a voli cancellati o con divieti di partenza, questo perché gli spostamenti da e per i Paesi maggiormente colpiti dal virus devono essere drasticamente ridotti, se non annullati, fino a quando la malattia non sarà sotto controllo. Forti ripercussioni si avranno anche per quanto riguarda la produzione di automobili, essendo l’Europa tra le principali produttrici al mondo. Così come la fornitura di olio e gas che, vista l’incertezza e la riduzione delle attività industriali (-20% della domanda cinese), sommata alle restrizioni di viaggio e alla diffusione di Covid-19 in Medio Oriente, ha subito un forte calo dei prezzi.

Intanto, sia i segmenti meno colpiti che gli altri, si stanno operando per fronteggiare la crisi, sia a sostegno delle fasce più deboli sia naturalmente per farsi trovare pronte al momento della corsa per la ripresa.

I grandi nomi della GDO, settore che di questa grave situazione ne ha tratto notevoli benefici con una crescita del + 12,2% (dati Nielsen), hanno deciso di fronteggiare l’emergenza coronavirus. In primis mantenendo aperti i punti di vendita, facilitando i flussi “regolati” dei clienti finali all’interno dei punti vendita e, offrendo regolare rifornimento ed assortimento garantendo così tutti i servizi primari e secondari. A seguire aumentando i propri servizi di consegna a domicilio, con un particolare riguardo verso i soggetti maggiormente a rischio da contagio come gli over 65. Da Esselunga, E-Coop, Carrefour, Pronto Spesa (Crai), Iperfamila, Basko, fino alle app e ai siti come Amazon, eBay, Supermercato24 e TuttoStore.com (Leggi la news qui).

Mai come in questo periodo infatti, i servizi di home delivery potrebbero giocare un ruolo cruciale nella vita di milioni di italiani. Nel rispetto delle norme igienico sanitarie, arriva il “contactless delivery”, ossia consegna senza contatto. In Italia ad introdurlo per primo è stato “Domino’s pizza”. La consegna avviene nel totale rispetto delle distanze di sicurezza e il pagamento preferibilmente con carta di credito. (Leggi la news qui).

A tal proposito, secondo i numeri condivisi da Winelivery – l’app che consegna vino ed altre bevande a domicilio – gli italiani, costretti a casa dalle misure di restrizione, si affidano ai servizi a domicilio non solo per il food, ma anche per il beverage. Per rispondere a queste nuove esigenze di mercato Winelivery ha scelto di proseguire con le consegne, allargando l’offerta specialmente nella sezione “Snack e Aperitivi” e, offrendo dunque nuove opportunità di aperitivo a chi decide, responsabilmente, di non uscire di casa in queste settimane (Leggi la news qui).

Sempre in questa direzione, le iniziative lanciate da alcuni ristoranti con stelle Michelin come “Da Vittorio At Home” o “DanielCanzian a casa tua”. Un nuovo modo per far vivere ai propri clienti un’esperienza “stellata” a casa propria. Secondo RistoratoreTop – agenzia specializzata in marketing per la ristorazione – il delivery è l’unica soluzione per contenere i danni derivanti dal virus.  (Leggi la news qui).

Non solo, con l’emergenza coronavirus, come è facile immaginare, stanno aumentando le vendite tramite e-commerce. È proprio di questi giorni, tra l’altro, la decisione presa dal colosso svedese Ikea di aprire un negozio virtuale sulla piattaforma Tmall di Alibaba. Mettendo a disposizione una selezione di 3500 prodotti, il leader mondiale nella vendita al dettaglio di mobili, riesce così a rispondere in maniera strategica alle esigenze del mercato cinese, un mercato importante e in forte crescita. (Leggi la news qui).

In generale, tutte le società appartenenti alla distribuzione NO FOOD hanno reagito dinamicamente alla situazione di mercato, spingendo sulla parte digitale e di contact center pur di mantenere il servizio e la disponibilità con il cliente. Ne sono un esempio brand come Apple, Nike, Xiaomi, Mediaworld ,che hanno deciso di chiudere temporaneamente i loro punti vendita in diversi Paesi, incentivando la parte online anche tramite promozioni e offerte speciali.

Secondo quanto riferito in un’intervista a Carlo Capasa, Presidente della Camera Nazionale della Moda italiana, il settore fashion sta subendo ingenti danni, ma vi sono strategie che possono aiutare ad arginarli. L’esempio giunge dalla Cina dove, grandi retailer online come TMall, Secoo e JD.com, hanno inaugurato il “live streaming” con brand del lusso che rivendono sulle loro piattaforme. (Leggi la news qui).

C’è anche chi come LVMH, il gruppo del lusso francese che fa capo a Bernard Arnault, ha deciso convertire le proprie fabbriche e laboratori di profumi per produrre gel igienizzante da distribuire gratuitamente agli ospedali francesi (Leggi la news qui).

Infine, non dimentichiamo l’iniziativa ‘solidarietà digitale’ promossa dal ministro per l’Innovazione tecnologica, Paola Pisano, per mettere a disposizione dei cittadini diversi servizi gratuiti. Sono molte le società che vi hanno aderito. Da Connexia, Cisco, Microsoft che hanno messo a disposizione alcune delle loro soluzioni per facilitare lo smart working a tutte quelle aziende che ne erano impossibilitate, alle diverse compagnie telefoniche come Tim, Vodafone o Fastweb che hanno elargito giga e traffico voce illimitati. Oppure, Gruppo Mondadori, che non solo ha messo a disposizione la fruizione gratuita online dei suoi magazine, ma ha dato anche la possibilità di poter scaricare un ebook gratis da poter leggere in queste lunghe giornate chiusi in casa. (Leggi la news qui). 

Quello che emerge in generale è che la situazione attuale ha portato il mercato ad un rapido adattamento per rimanere connesso con i clienti e la comunità. Le imprese stanno reagendo con varie soluzioni: da una parte, ove possibile, introducendo rapidamente soluzioni di smart working o lavoro remoto, dall’altra assecondando ferie o, nelle catene produttive, depositi o trasporti cercando di preservare al massimo la sicurezza del lavoratore, oltre ad assicurare produzione, supply chain e filiera.

“Il grande spirito di collaborazione e di coesione che si registra consente di far fronte a una situazione mai vista prima. Covid – 19 avrà, purtroppo, notevoli ripercussioni sulle aziende e, questo è innegabile. Ma, è altrettanto vero che esistono diverse strategie che possono in questo momento di emergenza aiutare a non fermare il business e supportare/servire i clienti con dedizione, determinazione e orientamento al servizio.

Non solo, in una situazione economicamente, ma soprattutto umanamente difficile, è compito anche delle aziende cercare di far sentire la propria “vicinanza”. È fondamentale dunque mantenere “vivo” il brand nella mente del consumatore. Le imprese stanno comunicando su due livelli. Il primo, quello che viene definito “top down” (ATL), ovvero mantenendo la propria presenza nei contesti di comunicazione tradizionale e classica, verso tutti e verso il singolo individuo; il secondo è quello che viene definito “bottom up” (BTL), ossia fornendo risposte concrete al pubblico.

Un mondo globalizzato e iper-produttivo come il nostro (almeno la cosiddetta parte occidentale) che marcia a ritmi di crescita sostenuti, deve e dovrà sempre di più tenere sotto controllo gli scenari a venire. Se fino a questi recenti anni si è tutto concentrato sul controllo, sulla iper-specializzazione ed isolamento dalle altre discipline, oggi si entra in una nuova era dove tutto è più interconnesso, dove la visione specialistica deve sincronizzarsi con la visione olistica o complessa di una società come la nostra. La teoria della complessità – poco gradita al management, ma che invece è davanti a noi – ci obbliga a tenere in considerazione anche discipline, che apparentemente, sembrano lontane come la medicina o la veterinaria. L’arrivo di un virus come Covid-19, immediatamente mette tutti a terra e devia il percorso del business come ce lo eravamo immaginati o come eravamo soliti vederlo.

Le imprese dovranno fare più attenzione ai futuri (possibili, probabili, plausibili e preferibili) organizzandosi in modo da poter reagire alle dinamiche di una società come quella odierna. I future studies, i corporate foresight ed il pensiero prospettico possono rafforzare i “modi” di vedere il futuro, narrare la visione ed essere pronti a reagire alla prima avvisaglia. Ad oggi siamo organizzati per reagire a impatto avvenuto (react e non act). Prevedere che i cigni neri, i cosiddetti fenomeni lontani, distruttivi, possono apparire nella quotidianità, ci consentirebbe di agire in modo più organizzato e strutturato rispetto alle odierne procedure.” Così Marco Zanardi, Presidente, Retail Institute Italy.

Fonte: Retail Institute Italy

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Aggiornamento Insight Mckinsey “COVID-19: Briefing Note. Global Health & Crisis Response” al seguente link 

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