La neo-normalità per il retail: parola d’ordine “flessibilità”

Che cosa significherà neo-normalità per il retail e la ristorazione nella fase 2? E poi? Come cambierà il nostro modo di fare shopping e come cambierà l’offerta? In un incontro virtuale organizzato da Mark Up e da Bain & Company, hanno provato a rispondere cinque esponenti della distribuzione di cinque settori diversi.

Parola chiave per la gdo è e sarà flessibilità: capacità di adeguare velocemente offerta e negozi alla domanda, tenendo conto di regole che valevano anche nel preCovid: “Un negozio con una stessa metratura svolge un ruolo diverso a secondo che sia in una grande città o in centri più piccoli” ha spiegato l’amministratore delegato, Francesco Pugliese. In quanto all’eCommerce, esploso durante la quarantena, Pugliese non ha dubbi: “Certo crescerà, ma l’Italia non è Milano e c’è chi continuerà a preferire di comprare il cibo, soprattutto i freschi, in negozio”. Nel futuro, le vendite online food “arriveranno a una quota del 5% nell’arco di 3-5 anni”. La gdo dovrà comunque fare i conti e trasformare quello che (per chi lo aveva) era un servizio aggiuntivo in un canale in grado di produrre utili.

Tempi duri per la ristorazione e così Burger King punta alle app per prenotare il tavolo e ordinare, nel contempo potenzierà la home delivery. Una scommessa importante che l’amministratore delegato, Andrea Valota ha così spiegato: “Investimenti essenziali per mantenere il business. Per questo escludiamo di chiudere strutture, una decisione molto sofferta che ci vedrà impegnati nella ricerca di tutte le opzioni possibili, a partire da una rimodulazione degli orari”. Anche per la ristorazione, l’evoluzione omnichannel è una potenzialità ancora tutta da sfruttare.

Il mondo della cosmetica, già forte sull’eCommerce, ne sfrutta l’abbrivio anche per i negozi fisici come ha spiegato Fabio Pampani, amministratore delegato delle Profumerie Douglas: “Sono convinto che dobbiamo immaginare nuove connessioni tra online e rete fisica, che vadano anche oltre il concetto di eCommerce, che già facevamo e che cresce”. Quindi consulti online, personal shopper e tutorial. Che cosa cambierà? “In questo momento, vanno forte i tutorial per la tinta, magari nel futuro chi spendeva una volta al mese dal parrucchiere, si avvarrà delle ‘nuove competenze’ per risparmiare”.

Passando all’abbigliamento, per Giorgio Rossi, presidente del Consiglio d’amministrazione di Coin i negozi dovranno essere ripensati, non solo per aderire alle norme di sicurezza, ma per garantire un’experience che sia piacevole e senza ansie, quindi si partirà dall’ampliamento degli orari. In questo caso è difficile prevedere quando il ritorno alla normalità, soprattutto per strutture come i department store. Secondo Rossi sarà più semplice per i negozi più piccoli, che già offrivano esperienze personalizzate in-store. In sintesi, più personal shopper e meno shopping.

Diverso per l’elettronica di consumo che sull’eCommerce ha imparato già da anni a cavarsela e, al pari della gdo, ha comunque potuto tenere aperto anche durante la quarantene seppur in maniera ridotta, Giancarlo Nicosanti, Ad di Unieuro non scarta nulla dal home delivery, al click and collect, eCommerce o su appuntamento, il leit motiv è sperimentare “Bisognerà testare molti elementi nuovi, anche se non tutti andranno a buon fin, ma con il virus, fino che non avranno trovato un vaccino, dovremo convivere” E conclude: “Non fare niente è il peggio che possiamo fare”.

Fonte: repubblica.it

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