Kering stima ricavi in calo del 13-14% nel primo trimestre

Nel mondo del lusso piovono previsioni al ribasso. Dopo Burberry, anche Kering ha quantificato il possibile impatto del Coronavirus sulle vendite del trimestre in chiusura il 31 marzo. Tenendo conto della diffusione dell’epidemia in tutti i suoi principali mercati, il colosso francese si aspetta una flessione del fatturato consolidato nel primo trimestre tra il 13% e il 14% (15% su base comparabile) rispetto al primo trimestre del 2019.

Lo scorso anno il gruppo guidato da François-Henri Pinault aveva messo a segno un eccellente primo trimestre, in cui era cresciuto del 21,9% (+17,5% a dati comparabili) rispetto al primo trimestre 2018, raggiungendo un fatturato di 3,8 miliardi di euro. Il calo annunciato posizionerebbe, quindi, i ricavi trimestrali del gruppo attorno ai 3,2 miliardi di euro, per una contrazione di quasi 550 milioni di euro.

Se da una parte si stanno osservando “segnali incoraggianti nella Cina continentale, con una minore riduzione del traffico dei negozi e quindi delle vendite”, dall’altra “l’impatto dell’epidemia rimane significativo su altri mercati dell’area Asia-Pacifico e la situazione è notevolmente peggiorata nelle ultime settimane nell’Europa occidentale e, più recentemente, nel Nord America”, spiega la direzione aziendale nel comunicato stampa diffuso il 20 marzo.

Per di più, se la crisi sanitaria continuerà, ci saranno forti ripercussioni anche nel secondo trimestre, sia sui clienti locali sia sul turismo, oltre a “una riduzione del margine operativo corrente nella prima metà del 2020”. Tuttavia, quantificare la diminuzione è ancora prematuro, in considerazione “della natura dinamica della situazione e dell’attuale mancanza di visibilità”.

In questo contesto, la società, a cui fanno capo maisons come Gucci, Ysl, Bottega Veneta, Balenciaga e Pomellato, guarda avanti. Ha, infatti, implementato un piano per adattare le sue basi di costo e contenere le esigenze di capitale circolante. Inoltre, sta pianificando misure aggiuntive per mitigare la perdita di marginalità nel corso dell’anno, proteggendo il posizionamento dei suoi marchi e preservandone il potenziale di crescita e la capacità di rimbalzo nel breve e medio termine.

In conclusione, si legge nella nota, l’epidemia non mette però in discussione i driver strutturali dell’industria del lusso. Il gruppo si dice fiducioso rispetto alle prospettive di crescita a medio e lungo termine, in virtù della forza del proprio modello di business e della propria salute finanziaria.

Per sapere se le proiezioni sono state sufficientemente lungimiranti bisognerà attendere il 21 aprile, quando saranno rilasciati i dati relativi al primo trimestre.

Fonte: pambianconews.com

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