Kering rileva il 30% di Valentino per 1,7 miliardi di euro. Il titolo scivola in Borsa dopo i conti

Kering compra il 30% di Valentino. Il conglomerato luxury francese e Mayhoola, gruppo del Qatar a cui fa capo la maison italiana, hanno stipulato un accordo vincolante per l’acquisizione da parte di Kering di una partecipazione del 30% in Valentino, per un corrispettivo in contanti pari a 1,7 miliardi di euro. La comunicazione è stata data al mercato contestualmente alla pubblicazione dei dati sulla semestrale del gruppo francese, che ha registrato risultati inferiori alle stime degli analisti nel secondo trimestre, secondo quanto riporta Reuters.

Tornando ai dettagli dell’accordo, questo prevede un’opzione a favore di Kering di acquisire il 100% del capitale sociale di Valentino non oltre il 2028. La transazione si inserisce in una più ampia partnership strategica tra i due gruppi, che potrebbe portare Mayhoola a diventare azionista di Kering, si legge nella nota.

L’esborso di 1,7 miliardi per il 30% fa presupporre una valutazione complessiva del marchio Valentino pari a quasi 6 miliardi di euro, un valore pari a 4 volte i ricavi e 16 volte l’ebitda della maison italiana.

Nell’ambito del deal, spiega ancora Kering, proseguirà la strategia di elevazione del marchio portata avanti dall’amministratore delegato di Valentino, Jacopo Venturini, sotto l’egida di Mayoola, che resterà azionista di maggioranza detenendo il 70% del capitale della fashion house romana. Kering diventerà però un “azionista significativo”, con presenza anche nel consiglio di amministrazione del marchio. La transazione dovrebbe concludersi entro la fine del 2023, previa autorizzazione da parte delle autorità competenti garanti della concorrenza.

Fondata a Roma nel 1960, Valentino ha una rete di 211 negozi in più di 25 Paesi e si è lasciata alle spalle un 2022 da 1,4 miliardi di euro di ricavi. “Sono impressionato dall’evoluzione di Valentino sotto la proprietà di Mayhoola – ha commentato François-Henri Pinault, presidente e amministratore delegato di Kering – e sono molto grato che Mayhoola abbia scelto Kering come partner per lo sviluppo di Valentino, una maison italiana unica che è sinonimo di bellezza ed eleganza. Sono molto soddisfatto di questo primo passo della nostra collaborazione con Mayhoola per sviluppare Valentino e procedere nel deciso percorso strategico di elevazione del marchio che Jacopo Venturini continuerà a guidare”.

Come anticipato, contestualmente, Kering ha reso pubblici i risultati finanziari relativi al primo semestre 2023. Nella prima metà dell’anno il gruppo, reduce da una rivoluzione manageriale che ha visto Francesca Bellettini salire a responsabile di tutti i brand in qualità Kering Deputy CEO, ha totalizzato ricavi da 10,1 miliardi di euro, in crescita del 2% sul medesimo periodo dell’anno precedente. Guardando alla redditività, nel periodo l’utile operativo si è assestato a 2,7 miliardi (-3% a cambi costanti), con un’incidenza sulle vendite pari al 27 per cento. Una performance che si mostra, sottolinea anche Reuters, al di sotto di quella messa a segno dalla rivale e connazionale Lvmh, con ricavi e utili entrambi in crescita double digit nel semestre (rispettivamente del 15% e del 30 per cento). L’ago della bilancia è ovviamente la maison ammiraglia Gucci, com’è ormai noto in un trend di rallentamento, e che ha appena salutato l’amministratore delegato e presidente Marco Bizzarri, nell’ambito del riassetto del gruppo.

Nel secondo trimestre, i ricavi del gruppo hanno superato i 5 miliardi di euro, in aumento del 2% a cambi correnti (+3% a cambi costanti). Risultato anch’esso al di sotto delle stime degli analisti, si legge ancora sull’agenzia di stampa Uk, che attendevano un incremento del 6% stando al consensus di Visibile Alpha.

Per quanto riguarda i singoli brand del gruppo, Gucci resta comunque il primo marchio del parterre per valore assoluto con ricavi da 5,1 miliardi di euro nel semestre, sebbene in flessione dell’1% su base annua (+1% a cambi costanti). In seconda posizione c’è Saint Laurent, che ha generato entrate da 1,57 miliardi di euro nella prima metà dell’anno, in crescita del 6 per cento. Bottega Veneta è invece arrivata a quota 833 milioni di euro, in linea con il primo semestre 2022. Nel Q2, le tre maison hanno totalizzato ricavi rispettivamente da 2,5 miliardi (-3%), 770 milioni (+4%) e 438 milioni di euro (in linea con l’anno precedente).

Tornando al semestre, le altre maison hanno totalizzato complessivamente ricavi 1,85 miliardi di euro (-5 per cento). Nello specifico, Balenciaga si è mostrata “in recupero, grazie soprattutto alla regione Asia-Pacific; l’abbigliamento di Alexander McQueen ha ottenuto “buoni risultati”, mentre Brioni “continua a registrare progressi, grazie a un buon mix tra offerta formale, leisure e su misura”. Le maison di gioielleria del gruppo (Boucheron, Pomellato e Qeelin) hanno mantenuto “la loro decisa traiettoria, registrando crescite a due cifre”. Kering Eyewear, infine, ha messo a segno 869 milioni di euro di fatturato nel periodo archiviato, in crescita del 51 per cento grazie al contributo di Maui Jim.

Questa mattina il titolo di Kering segna una flessione di oltre due punti percentuali alla Borsa di Parigi. Secondo Luca Solca, analista di Bernstein, si legge su Deal Flower, l’accordo con Mayhoola è “promettente” per Kering, che ha una “consolidata esperienza nella gestione e nello sviluppo di marchi di moda”. Aggiungendo che “Valentino potrebbe essere visto come l’equivalente italiano di Saint Laurent: un’azienda con cui Kering è stata in grado di creare valore”. Secondo quanto riportato su Vogue Business, i colloqui tra i due gruppi sarebbero stati avviati molto di recente. Attorno a Kering sono circolate speculazioni su fusioni e acquisizioni e ulteriori consolidamenti, in particolare per quanto riguarda una potenziale fusione con Richemont nel 2021.

L’annuncio dell’accordo non ha però fatto volare le azioni del numero due del lusso mondiale, osserva Reuters, da una parte perché insufficiente ad adombrare un semestre non brillante, dall’altra perché i suoi effetti saranno “buoni ma a lungo termine – spiega Antoine Belge, analista di ExaneBnp Paribas -. Trattandosi di una quota di minoranza, per il momento l’ingresso nel capitale non sposta gli equilibri nell’immediato, soprattutto per quanto riguarda la dipendenza di Kering da Gucci”.

Fonte: pambianconews.com

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