H&M, marzo a picco (-46%). E nuovi ordini congelati

H&M stima una perdita nel secondo trimestre 2020, dopo un mese di marzo chiuso con vendite a -46 per cento. Lo rende noto lo stesso colosso svedese del fast fashion che in mattinata ha diffuso i dati relativi al primo trimestre. Nei tre mesi dall’1 dicembre 2019 al 29 febbraio 2020, H&M ha registrato vendite in progressione dell’8% per poco meno di 55 miliardi di corone svedesi (circa 5 miliardi di euro), con la spinta significativa (+48%) del canale online. L’utile lordo del gruppo è aumentato del 10% a 28 miliardi di corone, con un gross margin del 51 per cento. “L’utile dopo le voci finanziarie – si legge nella nota di H&M – è più che raddoppiato a 2, 5 miliardi di corone svedesi, il che dimostra che il lavoro di trasformazione della società ha avuto un buon effetto”. Quest’ultimo dato è stato accolto con ottimismo dal mercato, che in mattinata ha spinto il titolo di H&M a +7 per cento.

Quanto al mese di marzo, come detto in apertura, il gigante di Stoccolma ha reso noto un crollo delle vendite del 46 per cento. A poco è servito il +17% registrato dall’e-commerce. Al 31 marzo, del resto, 3.778 su 5.065 store di H&M nel mondo risultavano chiusi. Tra gli highlights delle ultime settimane c’è però la ripresa della domanda nel mercato cinese.

“Alla luce del drammatico declino del mercato – ha commentato Helena Helmersson, CEO di H&M -, dobbiamo prendere molte decisioni difficili e agire con forza. Sono convinta che l’azienda, avendo preso le misure giuste per superare questo periodo difficile, continuerà a rimanere forte. Con clienti in tutto il mondo, dipendenti straordinari e finanze solide, siamo ben posizionati per superare questa fase”.

Secondo quanto riferito da fonti di stampa internazionale, a oggi H&M avrebbe confermato ai suoi fornitori che riceveranno i pagamenti per gli ordini già completati o avviati. Il gruppo, al pari di molti altri player della moda, avrebbe però optato per il congelamento di tutti i nuovi ordini. H&M compra circa 4 miliardi di dollari di prodotti tessili ogni anno da più di 230 manifatture in Bangladesh, uno dei suoi mercati di rifornimento.

Fonte: pambianconews.com

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