Green Retail Lab. Luca Dal Fabbro: “ESG Ratings: l’importanza di investimenti sostenibili e responsabili”

Luca Dal Fabbro, Presidente Consiglio Direttivo, ESG European Institute anticipa alcuni punti che approfondiremo il 9 giugno in occasione di “Green Retail Lab: le strategie del Retail per un presente sostenibile”.

Che importanza rivestono i rating ESG nelle scelte di investimento oggi?
Ad oggi, la valutazione di sostenibilità delle imprese è stata strettamente legata ai rating ESG. Pur rappresentando un indicatore importante per gli investitori, perché forniscono una valutazione sintetica delle performance di un’azienda per quel che riguarda il suo impegno in ambito sociale, ambientale e di governance, i rating ESG vengono calcolati da enti privati con framework proprietari e risultano spesso poco trasparenti e non comparabili. Per questo motivo, si è assistito negli ultimi anni alla nascita di diversi standard di reporting di sostenibilità, che possano guidare le società nella rendicontazione e nella disclosure trasparente delle proprie performance ESG, a beneficio di tutti gli stakeholders. Il libro “ESG: La Misurazione della sostenibilità” di ESG European Institute indaga alcuni tra i principali standard e rating ESG, restituendo un quadro completo della misurazione della sostenibilità ad oggi.

Quali sono i risultati dell’analisi di ESG European Institute?
L’analisi evidenzia una perdurante situazione di disomogeneità, che ritarda l’introduzione di standard condivisi. In particolare, manca una definizione e una procedura di raccolta unitaria e globalmente riconosciuta dei parametri di sostenibilità e non esiste una chiara identificazione delle informazioni minime da riportare nelle dichiarazioni di carattere non finanziario. L’analisi di ESG European Institute si propone di contribuire a questo processo di convergenza, avendo individuato tramite l’analisi di alcuni tra i maggiori rating e standard ESG 21 fattori di importanza trasversale.

Quali sarebbero i vantaggi di questa convergenza?
Standardizzare gli indicatori quantitativi potrebbe facilitare la comprensione delle dichiarazioni di carattere non finanziario, svolgendo un ruolo analogo a quello degli indicatori di bilancio nell’analisi finanziaria. Oltre a rendere più agevole la fruizione delle suddette dichiarazioni, faciliterebbe anche il lavoro degli emittenti e dei redattori delle suddette dichiarazioni, ad oggi reso difficile dall’assenza di best practices condivise. Oggettivizzare e rendere quanto più misurabili i criteri ESG potrebbe altresì accelerare il processo di convergenza dei rating ESG, che soffrono ad oggi di una correlazione molto lontana da quella osservabile nei rating creditizi. Infine, anche alla luce della proposta europea di integrare la disclosure di sostenibilità nelle relazioni sulla gestione, il collegamento con proxy finanziarie proposto nel libro permetterebbe di confrontare la creazione di valore finanziario in senso stretto con la creazione o distruzione di valore sociale e di pervenire quindi a una valutazione olistica dell’impresa all’interno della società.

Quali sono i numeri del settore degli investimenti ESG?
Il settore degli investimenti sostenibili sta diventando sempre più importante. Secondo Morningstar, solo nell’ultimo trimestre del 2021, ci sono state contribuzioni pari a $143 miliardi nei fondi sostenibili, che ad oggi gestiscono circa $2,7 triliardi, con una crescita pari al 53% rispetto all’anno precedente. Di questi $2,7 triliardi, più dell’80% è detenuto da fondi europei. Negli ultimi anni è diventato evidente quanto la sostenibilità giochi un ruolo fondamentale nei processi di creazione di valore e di mitigazione dei rischi aziendali. Problemi come la scarsità d’acqua, l’uso di combustibili fossili, l’inquinamento dell’aria, l’acidificazione degli oceani e standard inadeguati di governo aziendale possono pregiudicare la capacità produttiva delle aziende e avere in ultimo pesanti effetti finanziari. La finanza sostenibile gioca dunque un ruolo strategico nell’allocazione di capitale, premiando quelle aziende che non solo sono in grado di competere a livello finanziario, ma che nel farlo producono un effetto ambientale o sociale positivo.

Come la sostenibilità può avere un impatto positivo sulle aziende e sul settore del retail in particolare?
Di fronte alle sfide attuali, dalla pandemia alla guerra in Ucraina, senza dimenticare l’urgente questione del cambiamento climatico, l’economia circolare può essere un modello di riferimento. Economia circolare significa non solo riuso e riciclo, ma ripensare il ciclo produttivo per minimizzare l’impiego di materie prime vergini e lo smaltimento in discarica dei prodotti finiti. Un’economia maggiormente circolare si traduce in minori costi per materie prime e catene di fornitura più corte, in uno scenario post pandemico caratterizzato da grandi costi e ritardi nelle catene del valore globalizzate.

Inoltre, una ricerca recente svolta dall’Università Bocconi insieme alla Ellen MacArthur Foundation ha dimostrato gli effetti positivi diretti derivanti dall’adozione di un business model più circolare. Un’analisi di 222 società europee attive in 14 diversi settori ha evidenziato che all’aumentare della circolarità dell’azienda, diminuisce il rischio di default sui debiti e aumenta invece il rendimento aggiustato per il rischio. I motivi di questi benefici dell’economia circolare includono una maggiore attenzione aziendale sull’innovazione e la diversificazione dei prodotti e del business model, maggiore efficienza in termini di risorse e l’anticipazione di regolamentazioni più severe e dei cambiamenti nelle preferenze dei consumatori.

Scopri come partecipare all’evento “Green Retail Lab: le strategie del Retail per un presente sostenibile” del 9 giugno qui

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