4 azioni per un packaging più sostenibile

Valutazione e ottimizzazione di tutto il packaging, integrazione dei principi di sostenibilità in tutto il percorso di design e progettazione, sviluppo di nuove partnership lungo tutta la catena del valore, sviluppo all’interno dell’impresa di nuove competenze; sono le azioni che secondo McKinsey potrebbero aiutare le imprese del retail a rispondere alle spinte nella direzione di una maggiore compatibilità ambientale che arrivano dai consumatori e dai regolamenti.

I packaging più sostenibili non sono i più costosi
Secondo McKinsey è un mito che i packaging che hanno una maggiore compatibilità ambientale siano più costosi rispetto a quelli realizzati con materiali meno sostenibili, “la realtà è molto più sfumata” sottolinea McKinsey; i retailer dovrebbero investire nelle competenze interne e impegnarsi di più nel coltivare la catena del valore seguendo quattro azioni che possono ridurre del 15% il costo medio degli imballaggi di plastica per arrivare, in alcune categorie, anche al 40%.

Azioni che passano per una raccolta completa dei dati, l’eliminazione delle barriere all’interno dell’organizzazione, un nuovo modo di gestire l’azienda all’interno e all’esterno e che possono aiutare i retailer a ridurre la loro esposizione ai prezzi delle commodity, ridurre i rischi della supply chain, aumentare le entrate, rispondere alle aspettative dei clienti senza far ricadere su questi ultimi un aumento dei prezzi.

Le 4 azioni consigliate da McKinsey
La prima azione indicata da McKinsey è all’insegna del “non puoi valutare ciò che non puoi misurare”; il retailer deve avere una visione a 360° dell’impronta ambientale del packaging, dalla materia prima utilizzata, del costo, dei formati utilizzati per i prodotti (sku, stock keeping unit). Partendo da questi dati il retailer può definire una strategia per il packaging che vada dall’ottimizzazione del packaging dei prodotti a marchio proprio all’acquisizione di conoscenze sulle ‘best practices’ in vari mercati.

La seconda azione prevede l’integrazione dei principi di sostenibilità ambientale in tutto il percorso di disegno del packaging, cercando di minimizzare l’uso di materiali non compatibili dal punto di vista ambientale, scegliendo materiali con la minore impronta ambientale possibile, armonizzando l’uso dei materiali per ogni categoria, avendo sempre come riferimento la ‘user experience’.

Il design e la progettazione secondo principi di sostenibilità ambientale possono prevedere la riduzione dell’eccesso di packaging, il cambio dei formati, la scelta di plastiche che siano realizzate con polimeri che siano riciclabili o biodegradabili e prendano in considerazione materiali come la carta e il cartone. Senza dimenticare di prendere in considerazione la possibilità di utilizzare metodi alternativi per l’approvvigionamento dei materiali e lavorare in collaborazione direttamente con i fornitori di packaging per realizzare imballaggi che abbiamo una maggiore compatibilità ambientale.

La terza azione consigliata da McKinsey è di sviluppare partnership o esplorare nuovi modelli lungo la catena del valore che garantiscano l’approvvigionamento di materiali che sono disponibili in scarsa quantità senza dover sopportare maggiori costi. Come esempi McKinsey evidenzia l’organizzazione di iniziative attraverso le quali i retailer promuovono la restituzione dei packaging già usati perché siano destinati al riuso o al riciclo meccanico o chimico.

Con la quarta azione McKinsey suggerisce che i retailer investano nello sviluppo di nuove professionalità e competenze di collaboratori che li mettano in grado di dialogare con tutti i partner dell’azienda, dai riciclatori, ai fornitori di packaging; che conoscano la complessità delle soluzioni tecnologiche per la realizzazione del packaging, siano in grado di valutare le modalità di riciclaggi. Infine, vi è la necessità di comprendere il panorama normativo per gli imballaggi circolari, che sta diventando sempre più complesso, con il retailer che, è il consiglio di McKinsey, “farebbe bene a creare canali di comunicazione e di coordinamento tra team internazionali per discutere gli sviluppi normativi e condividere le migliori pratiche.”

Fonte: mark-up.it

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