Prato pioniera del riciclo tessile italiano. In cantiere il primo textile hub

Parte da Prato la rivoluzione del green fashion nel Belpaese. Un obiettivo fondamentale dato che l’Italia a gennaio ha dichiarato di recepire con anticipo le direttive dell’Unione europea sui rifiuti tessili. E non stupisce che sia proprio la città toscana, con le sue più di 7mila aziende del settore e una lunga tradizione nel riciclo tessile, a inaugurare il primo textile hub grazie alle risorse del Pnrr. Un investimento stimato da 18 milioni di euro, di cui 2,1 milioni attesi dal ‘Piano di ripresa e resilienza’, che si sta concretizzando con il protocollo d’intesa sottoscritto tra l’amministrazione comunale, la società di gestione dei servizi ambientali Alia, Gida, Confindustria Toscana Nord, Confartigianato, Confederazione Nazionale dell’Artigianato e Next Technology Tecnotessile.

Il progetto concorrerà infatti al bando ministeriale rivolto a beneficiari pubblici e privati sull’economia circolare per ottenere i fondi del Pnrr, la cui scadenza è stata prorogata alla seconda metà di marzo. In ballo c’è un impianto per la selezione e il trattamento dei rifiuti tessili, vero tallone d’Achille della filiera in termini di sostenibilità, con una capacità di circa 34mila tonnellate all’anno.

“Prato è da sempre la città del tessile e la città dell’economia circolare – ha dichiarato il sindaco Matteo Biffoni -. La cernita e il riciclo degli stracci è origine del distretto e ne è il futuro. Quello che abbiamo sempre fatto è oggi una delle priorità dell’agenda europea ed è per Prato la strada dello sviluppo, con più lavoro e occupazione. La realizzazione dell’hub tessile è per il distretto fondamentale e lo dimostra l’unità di intenti di tutte le anime, dalle istituzioni agli imprenditori ai sindacati”.

L’impianto sarà gestito dalla società pubblica dei rifiuti urbani Alia su un terreno di proprietà del Comune in via di Baciacavallo, nella zona Sud della città, e permetterà di selezionare i rifiuti tessili pre e post-consumo, garantendo nel primo caso di trattare circa la metà dei rifiuti prodotti dal distretto tessile (14mila tonnellate annue) mentre per nel secondo di selezionare l’intero futuro fabbisogno della regione Toscana (20mila tonnellate l’anno).

Nell’impianto verrà implementata una tecnologia a infrarossi in grado, tramite sensori ottici che riconoscono fibre e colori, di separare automaticamente i rifiuti tessili in entrata per avviarli al processo di riciclo. La percentuale stimata di riciclaggio è prevista pari al 94%, come indicato dai target del Pnrr. Alia prevede inoltre il potenziamento dei servizi di raccolta differenziata esistenti dei rifiuti tessili con l’obiettivo di incrementare l’indice di riciclo dei materiali da trattare presso il nuovo impianto.

“Quella del riciclo – ha commentato Francesco Marini di Confindustria Toscana Nord – è un’economia nuova, un modo innovativo di concepire la produzione: ma per il nostro distretto tessile è anche tradizione e competenze consolidate, che costituiscono un presupposto importante per inserirci con pienezza ed efficacia in questo filone. Non si tratta solo di una macrotendenza generale: per chi lavora nel tessile la richiesta di prodotti sostenibili, a cominciare da quelli realizzati con fibre riciclate, è la realtà di ogni giorno nelle nostre relazioni con la clientela”.

Il textile hub infatti, appartiene al più ampio documento d’indirizzo ‘Next Generation Prato’, con il quale il Comune e tutti i player del tessuto economico produttivo della città puntano a cogliere le opportunità di sviluppo offerte dal Pnrr. E si inserisce nel solco delle direttive tracciate dall’Unione Europea nel 2018 che stabiliscono obiettivi vincolanti per il riciclo dei rifiuti e la riduzione del numero delle discariche entro il 2025. Obiettivi su cui l’Italia si sta portando avanti, tagliando in anticipo di ben tre anni il traguardo dell’obbligo di raccogliere in modo differenziato i rifiuti tessili, entrato in vigore dal 1° gennaio 2022 seppur tra esitazioni e rallentamenti burocratici e logistici.

La questione è impellente per la filiera tessile. Basti pensare che, come riporta il ‘Rapporto sui rifiuti urbani’ pubblicato nel dicembre 2021 dall’Istituto superiore per la protezione ambientale (Ispra) nel 2020 sono state differenziate 143,3mila tonnellate di rifiuti tessili urbani, pari al solo 0,8% del totale della raccolta differenziata contro l’8,6% della plastica e il 12,2% del vetro. Complessivamente il fashion, sottolineano le istituzioni di Bruxelles, è responsabile del 10% delle emissioni mondiali di gas a effetto serra, un dato che rende sempre più evidente l’urgenza di affrontarne le implicazioni in termini di impatto ambientale.

Fonte: pambianconews.com 

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