Post coronavirus. Ecco cosa devono fare i supermercati per accogliere gli italiani dopo la quarantena

Dopo il coronavirus, fare la spesa non sarà più come prima. L’impennata di prodotti alimentari acquistati online, la sanificazione continua di carrelli e scaffali, la fila indiana da rispettare per non entrate tutti insieme nel supermercato. Piccole e grandi abitudini che gli italiani hanno imparato a conoscere in queste settimane di emergenza. Alcune rimarranno anche quando si potrà uscire dalla quarantena. Perché ci vorranno molti mesi, forse un anno, prima di trovare il vaccino al covid-19. Così come la sicurezza negli aeroporti è cambiata dopo l’attentato alle Torri gemelle dell’11 settembre 2001, anche tanti settori dovranno adeguarsi per conciliare il ritorno alla normalità con le precauzioni igienico-sanitarie. In attesa di capire quando gli italiani potranno uscire, la grande distribuzione organizzata si sta già attrezzando su come accogliere gli italiani nei supermercati e gestire il rifornimento dei prodotti.

«Come succede adesso anche nei prossimi mesi dovrà essere obbligatoria la sanificazione di pavimento e carrello ogni sera, delle maniglie ogni mezza giornata e degli scaffali ogni settimana. E metteremo in tutti i nostri punti vendita il gel disinfettante all’ingresso. La distribuzione moderna ha dimostrato un senso di responsabilità sociale molto più elevato di quanto si potesse immaginare. Ha dimostrato cosa vuol dire prendersi cura di 60 milioni di cittadini italiani tenendo aperti i punti vendita anche oltre quanto era possibile rispetto al personale a disposizione», spiega Giorgio Santambrogio presidente dell’Associazione della Distribuzione Moderna. «La vera innovazione rispetto a queste settimane dovrà essere l’introduzione dei guanti, non solo per selezionare i prodotti dell’ortofrutta ma anche disponibili per gli altri settori del supermercato. La mia sensazione però è che se le cose dovessero andare sempre meglio, entro la fine dell’anno le persone li useranno sempre di meno perché sono scomodi».

Per affrontare al meglio il ritorno alla normalità si dovranno privilegiare i prodotti confezionati a discapito dei quelli sfusi anche se la loro tendenza era in modesta crescita negli ultimi mesi grazie ad alcuni incentivi regionali. «Il problema dello sfuso è legato al processo di sanificazione del silos. Vero che per il cliente è bello arrivare con il proprio barattolo o contenitore e riempirlo di caffé, riso, pasta, o detersivo. Però i clienti avranno timore per la loro salute. Lo sfuso per definizione è più soggetto agli agenti estenti rispetto al packaging che protegge per definizione», spiega Santambrogio.

Secondo il rapporto Cerved la distribuzione alimentare moderna sarà il secondo settore più avvantaggiato dall’emergenza coronavirus con un guadagno del 12 per cento nel fatturato totale: da 108 milioni e rotti a oltre 122. «Le aziende dovranno rivedere i loro piani legati all’e-commerce. Il dopo coronavirus lascerà un numero potenziale di clienti maggiore rispetto a prima. Anche le generazioni più anziane che avranno meno timore a ordinare i prodotti online, dopo aver imparato a farlo in queste settimane», spiega Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy. «Per quanto si possa tornare alla normalità in un momento del genere, finita la quarantena non tutti correranno al supermercato. Una piccola importante fetta continuerà a comprare cibo online cercando il modo di ridurre al massimo il contatto fisico. Per questo i supermercati potenzieranno le app per ordinare i prodotti del supermercato e consegnarli senza far uscire i clienti».

Dopo la quarantena ci sarà una polarizzazione degli acquisti, acuita dall’emergenza. «Per alcuni prodotti freschi e freschissimi di filiera il cliente vorrà sempre andare al supermercato che ormai considera come una “seconda casa”. Per avere un rapporto umano con i commessi e capire magari se un pollo è d’allevamento o un pesce di qualità. Ma anche per scegliere gorgonzola o una burrata di qualità servono i cinque sensi. Per fortuna sono categorie di prodotti che rappresentano oltre il 50% del fatturato della distribuzione alimentare moderna», spiega Santambrogio «Mentre si continuerà a comprare online da casa senza sforzi quei prodotti sui cui c’è una generica fiducia sulla qualità, senza dover controllare al banco, come le casse d’acqua, le pastiglie del detersivo o le marche confezionate lunga scadenza».

Queste le certezze su come ripartire dopo la quarantena. In attesa di capire quando ci sono ancora tante incognite da risolvere nel mondo della grande distribuzione organizzata. In questo momento la logistica è sotto stress. Non tutti i dark store, i magazzini e centri di distribuzione che si rivolgono esclusivamente allo shopping online, riusciranno a reggere la richiesta di spesa online che ha già intasato i siti di riferimento. C’è chi ipotizza che l’ascesa dell’e-commerce porterà alcuni ipermercati a trasformarsi in giganteschi dark store per rispondere alla crescente richiesta di e-commerce che continuerà anche dopo il coronavirus.

Per ora i divieti imposti dal governo premiano i negozi di prossimità a discapito dell’ipermercato lontano dal centro città, un modello con qualche “acciacco”, legato al settore non food. Storicamente nati con lo slogan «tutto sotto lo stesso tetto» gli ipermercati in questi anni hanno subito la concorrenza dell’e-commerce e delle catene specializzate (Decathlon per lo sport, Mediaworld per l’elettronica) per i prodotti non alimentari. Una tendenza che l’emergenza coronavirus ha acuito. Per questo dopo la quarantena, alcune catene potrebbero pensare di ridurre lo spazio per destinare una parte a un più ampio magazzino. Oppure mantenere la stessa metratura distanziando di più scaffali e casse, sempre più automatizzate, per assecondare la richiesta di distanziamento sociale in attesa del vaccino anti covid-19.

Fonte: linkiesta.it

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