Marseglia (Amazon) “Attente piccole imprese, crescete nel digitale o non ce la farete”

«Il coronavirus ha fatto esplodere in Italia gli acquisti online e cambierà per sempre i consumi domestici, obbligando le pmi di casa nostra a recuperare il gap digitale con i concorrenti stranieri». Mariangela Marseglia, sul tema, ha un punto di vista privilegiato. È la country manager nel nostro paese di Amazon. Ha vissuto dal 20 febbraio la rivoluzione della distribuzione nel nostro paese. «Abbiamo dovuto rivedere più di 100 processi aziendali per garantire la sicurezza ai dipendenti, decidere cosa vendere e cosa no». La domanda è cambiata radicalmente, l’offerta è stata stravolta. E questa catarsi – è convinta – «avrà effetti che dureranno nel tempo».

Come vanno le vostre vendite nell’Italia in lockdown?
«C’è stata una forte impennata iniziale. Poi le misure di sicurezza introdotte nei magazzini hanno rallentato i tempi di lavorazione e ora siamo tornati ai volumi precedenti alla pandemia. Siamo stati costretti a rivedere la politica di vendita privilegiando i prodotti di prima necessità (alimentari e sanitari su tutti) che vengono consegnati più rapidamente, bloccando quelli non prioritari come elettrodomestici, mobili e abbigliamento. Poi ci sono le eccezioni: un medico di Bergamo ci ha inviato una mail chiedendo se si potevano acquistare scarpe (lui con turni di 12 ore ne aveva bisogno di nuove). E così abbiamo creato una corsia preferenziale per le consegne agli ospedali nelle regioni più colpite dal coronavirus, dove assicuriamo la consegna con massima priorità».

Quali sono le misure che avete preso per la sicurezza dei dipendenti?
«Da fine di febbraio gli uffici di Milano sono in smartworking, nei siti abbiamo rivisto i processi per garantire il metro di distanza e poi l’abbiamo autonomamente aumentata a due metri. Sono stati cambiati gli orari dei turni, sospesi i meeting e allontanate le postazioni. Abbiamo intensificato la sanificazione, introdotto il controllo della temperatura con scanner all’ingresso e rivisto le consegne, togliendo l’obbligo di firma. Gli interventi che abbiamo fatto in Italia vengono ora replicati nei magazzini Amazon del resto del mondo».

Il sindacato ha contestato la sicurezza nei magazzini con uno sciopero per poi annunciare un accordo. Come ci siete arrivati?
«Come sempre abbiamo gestito con il dialogo il rapporto con i rappresentanti sindacali del sito. Cercando di capire le esigenze e spiegando il nostro approccio. Abbiamo illustrato le misure di sicurezza prese, spiegato che rimanere aperti era un modo per continuare ad offrire un servizio al paese. Amazon ha deciso anche di garantire un aumento di 2 euro all’ora a tutti i dipendenti, compresi gli autisti dei fornitori, in Usa, Europa e Canada con un investimento di 350 milioni».

Come è cambiata la domanda sulle vostre piattaforme?
«Molto. Si comprano meno telefonini e beni voluttuari, la gente si è focalizzata su quelli necessari: c’è richiesta per cibo, detersivi, materiale per lo smartworking come pc, stampanti e toner, giocattoli per i bambini. Le scorte ci sono, le filiere hanno retto. E ora la riapertura delle fabbriche in Cina ha fatto ripartire anche l’elettronica».

Cosa ha da imparare l’Italia Spa da questa crisi?
«Sono preoccupata per le pmi italiane: solo un terzo di loro sono digitalizzate e solo una su sette (di quelle con più di 10 dipendenti) ha un fatturato significativo online. In Francia e Gran Bretagna i dati sono diversi. E la vera novità è che questa crisi ha cambiato di molto i consumi: mia madre di 70 anni ha scoperto il computer e iniziato a ordinare tutto sul web. E si è abituata a pagare con strumenti digitali e non con i contanti. Difficile che questi consumatori tornino indietro a pandemia finita. Ci sarà un salto in avanti dell’e-commerce e le imprese italiane su questo fronte sono in ritardo».

Vedendo i vostri dati quotidiani di vendite abbiamo passato il picco della crisi economica?
«Difficile fare previsioni ora. Noi abbiamo dato una mano per provare a uscirne donando 3,5 milioni alla protezione civile e alle realtà locali colpite dal virus come Piacenza e rendendo gratuiti molti contenuti digitali per famiglie su prime video e i libri per bambini su kindle».

Fonte: repubblica.it

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