Lusso, maxi alleanza mondiale per la difesa dell’ambiente

È la più grande alleanza realizzata nella moda e nel lusso e riguarda l’ambiente. 32 aziende globali del settore hanno, infatti, sottoscritto il «Fashion Pact» proposto da François-Henri Pinault, numero uno di Kering, su mandato ufficiale del presidente francese Emmanuel Macron che lo scorso aprile, in vista del G7 in programma a Biarritz dal prossimo 24 agosto, aveva chiesto all’industria del tessile-moda di definire obiettivi concreti per ridurre l’impatto ecologico causato dalle proprie attività. Nell’elenco dei sottoscrittori manca, però, il nome del maggior gruppo francese, diretto concorrente di Kering: Lvmh di Bernard Arnault. Assenza fragorosa — se non vi fosse un’adesione successiva — anche considerando la vicinanza tra Arnault e Marcon (la cui moglie Brigitte indossa spesso abiti Louis Vuitton). Le 32 società aderenti al Fashion Pact — tra cui le italiane Armani, Ferragamo, Moncler, Prada, Zegna — si sono impegnate a raggiungere insieme obiettivi concreti nell’ambito di clima, biodiversità e oceani.

L’iniziativa sarà illustrata questo pomeriggio all’Eliseo (presenti i rappresentati delle aziende coinvolte) dallo stesso Macron, insieme al ministro dell’Economia e delle Finanze, Bruno Le Maire, dal ministro del Lavoro Muriel Pénicaud, e dal vice ministro della Transizione ecologica e solidale, Brune Poirson. Non è la prima mossa di Macron nel settore del lusso e moda, a conferma della volontà francese di riaffermare costantemente la centralità francese in una industria il cui valore va oltre i soli aspetti economici. Il Fashion Pact include gruppi e marchi del lusso, della moda, dello sport e del lifestyle, insieme a fornitori e retailers, già coinvolti in impegni ambientali separati.

«Non è vero che i grandi gruppi non si muovono — aveva detto in aprile Pinault —. Ognuno fa le cose singolarmente. Il problema è che non lavoriamo insieme. Dobbiamo pensare all’intelligenza collettiva perché ci muoviamo in una situazione di emergenza. Si richiede un cambiamento e un lavoro al di là di quello che facciamo nelle nostre aziende». A quattro mesi di distanza, l’intesa, di grande significato nonostante l’assenza di Lvmh. Del gruppo di Arnault, aderisce Stella McCartney, stilista di cui è stato annunciato in luglio un accordo con Lvmh «volto ad accelerare lo sviluppo della maison» e che da sempre si caratterizza per l’attenzione all’ambiente e agli animali.

Gli obiettivi del Fashion Pact si basano sull’iniziativa Science-Based Target (SBT), che si concentra su tre aree principali per la salvaguardia del pianeta:

• Arrestare il riscaldamento globale (global warming), creando e realizzando un piano d’azione per azzerare le emissioni di gas serra a zero entro il 2050, al fine di mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1.5°C, tra adesso e il 2100.

• Ripristinare la biodiversità, raggiungendo gli obiettivi indicati dai parametri stabiliti dall’iniziativa Science-Based Target, per ristabilire gli ecosistemi naturali e proteggere le specie.

• Proteggere gli oceani, riducendo l’impatto negativo del settore della moda sugli oceani stessi, mediante iniziative concrete, quali la riduzione graduale della plastica monouso.

Queste le aziende che hanno aderito al Fashion Pact: Adidass, Bestseller, Burberry, Capri Holding (tra i marchi Michael Kors e Versace), Carrefour, Chanel, Zegna, Everybody&Everyone, Fashino3, Fund Group, Galeries Lafayette, Gap, Giorgio Armani, H&M, Hermès, Intidex, Karl Lagerfeld, Kering, La Redoute, Matchesfashion.come, Moncler, Nike, Nordstrom, Prada, Puma, Pvh Corp, Ralph Lauren, Ruyi, Salvatore Ferragamo, Selfridges, Stella McCartney, Tapestry

Fonte: Corrieredellasera.it

Fonte: Askanews

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