Il piano Unilever: Grom chiude sette gelaterie, si punta sui vasetti al supermercato

Cambio di strategia per Grom, la catena di gelaterie nata a Torino per opera di Federico Grom e Guido Martinetti ed entrata anche a Palazzo Chigi quando l’allora premier Renzi decise di farsi un gelato in mondovisione per rispondere a una vignetta dell’Economist.

Una delle storie all’italiana, con un prodotto tradizionale che riesce ad imporsi su larga scala per la qualità, ma anche la capacità di comunicarlo e farsi preferire dai consumatori.

Ma ora per Grom si profila un cambio di passo. Le saracinesche si sono abbassate o stanno per farlo su sette gelaterie del marchio, su un totale di 46 negozi (cui si sommano due chioschi all’interno dei supermercati Carrefour e dodici shop in shop): da Udine a Modena passando per Mestre, Alessandria, Varese e anche nella location originale in centro a Torino.

Una situazione figlia di una nuova strategia che prevede più gelati nei supermercati, vaschette nei bar e meno coni da vendere ai turisti e golosi in coda. Come ha raccontato il Sole24Ore, tutto nasce dalla revisione che Unilever – la multinazionale che ha in portafoglio brand come Algida e Magnum – sta facendo del business.

Da Grom dettagliano ulteriormente il momento dell’azienda, rimarcando che quella in rampa di lancio è una “strategia multicanale a supporto del piano di crescita del brand” per assecondare l’evoluzione del modello di business degli ultimi annie che “tiene conto di nuove opportunità, di nuovi canali e di nuovi modelli di acquisto e consumo: alle gelaterie Grom affianca il canale “on the go” con smart format come chioschi o biciclette gelato, la GDO, i bar e il canale direct to consumer”. Parafrasando la comunicazione dell’azienda, significa che la rete di vendita è oggetto di una revisione con tanto di tagli, ma non si tratta di una abdicazione totale.

Grom ha in ogni caso confermato le quattro chiusure del 2019 alle quali se ne sommano altre tre per il primo trimestre 2020. Per i dipendenti con contratto stabile sarà offerta la possibilità di ricollocarsi, anche se ciò potrà comportare un trasferimento.

Sullo sfondo resta il destino dei due fondatori, che siedono ancora nel board anche dopo l’acquisizione dell’autunno 2015 ma potrebbero uscire. Grom era nato col motto di esser il “gelato come una volta”, non è detto che le strategie per il gelato del futuro vedano azionista e fondatori ancora fianco a fianco.

Fonte: repubblica.it

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