Da Alibaba ad Amazon, da Temu a Jd.com: è l’ora di riorganizzare l’eCommerce

I giganti dell’eCommerce sono alle prese con una riorganizzazione del business. Dopo anni di sperimentazioni e caccia a nuove fette di mercato, il 2024 ha visto un focus su settori con margini più elevati, come cloud computing, logistica e pubblicità. Questo non significa, comunque, che l’attenzione al commercio elettronico sta declinando, bensì che gli investimenti restano in campo solo se promettono adeguata redditività.

Qualche numero per partire: secondo le analisi della società di analisi Ecbd, a fine 2023 il fatturato da commercio elettronico di Amazon si è attestato al 40% del totale contro il 50% del 2019, mentre nel caso di Alibaba è sceso dall’89% all’80%, con Jd.com stabile al 21%.

Alibaba fa cassa con Sun Art
L’ultima notizia in ordine di tempo arriva da Alibaba, che ha deciso di vendere il proprio 70% detenuto nella rete di ipermercati Sun Art Retail Group alla società di private equity Dcp Capital, riducendo ulteriormente la presenza nel commercio fisico per concentrarsi sul proprio core business delle vendite online. Il gigante fondato da Jack Ma ha fatto sapere di attendersi un incasso fino all’equivalente di 1,6 miliardi di dollari (circa 1,55 miliardi di euro). Un valore sensibilmente inferiore ai 3,6 miliardi di dollari pagati da Alibaba per raddoppiare la sua partecipazione in Sun Art nel 2020. Il gigante cinese dell’eCommerce ha accettato la minusvalenza pur di concentrare i propri sforzi nel commercio elettronico, dove negli ultimi tempi è cresciuta la concorrenza grazie all’avanzata di realtà come Temu, Shein e ByteDance. Una mossa simile era stata compiuta nelle scorse settimane con la decisione di cedere la catena di grandi magazzini Intime per circa un miliardo di dollari a Youngor Fashion, una compagnia attiva nel settore tessile.

Crescita internazionale
In quest’ottica si inquadra la scelta di integrare le operazioni in Corea del Sud con la piattaforma di eCommerce E-Mart, dando vita a una nuova società dal valore stimato di circa 4 miliardi di dollari. Secondo quanto riportato dall’agenzia Bloomberg, AliExpress International e Gmarket formeranno una joint venture con quote paritarie. Duplice l’obiettivo: da una parte accelerare la crescita in un mercato, come quello coreano, dominato dagli operatori nazionali Naver e Coupang; dall’altra diversificare rispetto al business in patria minacciato non solo dal già citato aumento della concorrenza, ma anche dal rallentamento della crescita economica.

Nella medesima direzione va la scelta del colosso con headerquarter ad Hangzhou di dar vita alla sua prima piattaforma di eCommerce nazionale e internazionale che riunisce in un’unica unità aziendale i gruppi Taobao e Tmall e l’Alibaba International Digital Commerce Group (Aidc), cui fa capo anche Aliexpress.

Temu punta su una nuova organizzazione logistica
Intanto anche i concorrenti si muovono. Temu dovrebbe superare i 50 miliardi di dollari di vendite totali nel 2024, triplicando di fatto il giro d’affari del 2023 e negli Stati Uniti è stata la app più scaricata dell’anno appena concluso. Merito non sono degli ingenti investimenti in comunicazione, ma soprattutto della capacità di puntare ai consumatori americani fiaccati dall’inflazione. Nei primi due anni, la società ha sfruttato una normativa che consente di inviare pacchi negli Stati Uniti in esenzione da dazi doganali, a condizione che la merce contenuta all’interno abbia un valore inferiore a 800 dollari. Tuttavia negli ultimi mesi, anche alla luce del peggioramento delle relazioni commerciali tra Usa e Cina ha accelerato nella costruzione di catene di approvvigionamento locali negli Stati Uniti e in altri Paesi occidentali. Resta da capire quanto il cambio di rotta inciderà sulle politiche di prezzo, che per forza di cose non potranno essere quelle adottate nella fase iniziale del suo sviluppo.

Amazon punta sul business del cloud
La dipendenza di Amazon dall’eCommerce è diminuita man mano che l’azienda si è concentrata su settori più redditizi come servizi di venditori terzi, pubblicità e – soprattutto – Aws, sussidiaria la che fornisce servizi di cloud computing su un’omonima piattaforma on demand. Complice l’interesse per l’intelligenza artificiale, nel terzo trimestre è stata la divisione cresciuta maggiormente, con un +19% in termini di fatturato anno su anno contro il +9% dell’intero gruppo di Jezz Bezos. Se poi si guarda alla redditività, Aws registra un 30% di media nei primi tre trimestri dell’anno contro il 4% dell’eCommerce, che resta importante, ma è destinato a perdere ulteriormente peso nell’asset mix anche a causa della progressiva saturazione dei mercati occidentali. Mentre di pari passo prosegue a piccoli passi l’espansione sul fronte dei negozi fisici, con un pdv Fresh che in autunno ha aperto a Chicago, mentre sono in via di abbandono i totem che consentono di pagare senza passare dal cassiere, in quanto la tecnologia risulta troppo costosa.

Jd.com diversifica
A differenza di Alibaba, che si affida molto alle vendite di terze parti, il modello di vendita diretta unico di JD.com gli conferisce un maggiore controllo sulla qualità del prodotto, sui prezzi e sulla logistica. Questo spiega perché da sempre l’eCommerce ha un peso limitato, sostanzialmente costante intorno a un quinto del giro d’affari globale, con i servizi – a cominciare dalla logistica – che invece costituiscono la voce più importante di incassi.

Tendenze destinate a rafforzarsi ulteriormente, con gli analisti di Ecdb che segnalano come queste realtà stiano evolvendo in piattaforme poliedriche in cui l’eCommerce è un fondamento, ma non più il principale motore di crescita.

Fonte: mark-up.it

Vuoi diventare socio

di Retail Institute Italy?