Adm: “Così il coronavirus rivoluziona il modo di fare la spesa”

Le file per entrare nei supermercati, una delle scene simbolo dell’emergenza coronavirus, raccontano solo una parte dei grandi cambiamenti che stanno coinvolgendo il settore della distribuzione moderna. Alcuni dei quali potrebbero trasformarsi da congiunturali a strutturali una volta che sarà superata questa fase. Ne abbiamo parlato con Giorgio Santambrogio, amministratore delegato del gruppo VéGé e presidente Adm, che in questa intervista parla proprio come massimo rappresentante dell’associazione della distribuzione moderna.

A giudicare dalle file fuori dai supermercati il settore sta vivendo un momento d’oro. È così?
“Non esattamente. Le file erano diffuse nelle fasi di massima incertezza sulle regole di apertura dei punti vendita. In sostanza, nei giorni in cui si vociferava di restrizioni alle aperture si è creata la corsa dei consumatori all’acquisto. Per il resto vi sono enormi differenze tra i vari formati distributivi”.

Chi cresce e chi invece soffre?
“Se guardiamo i dati relativi al primo trimestre 2020 e lo confrontiamo con il medesimo periodo del 2019 stanno facendo molto bene i formati fino a 400 mq, con una crescita media del 33%. Soffrono invece gli ipermercati, in calo del 18%. Una performance, quest’ultima, legata alle normative più recenti che vietano spostamenti fuori città per fare la spesa. E sappiamo che le grandi strutture spesso non si trovano nel centro abitato. Infine vanno molto male i cash&carry, con un crollo del 47% che risente dello stop agli acquisti da parte del canale Ho.Re.Ca”.

Come sta rispondendo il settore a queste mutamenti della domanda?
“In primo luogo cala la pressione promozionale, dal 26 al 20%. Trend conseguenza delle difficoltà che stanno interessando gli ipermercati, solitamente caratterizzati da una logica di pricing esasperata. Alla luce delle normative che limitano gli spostamenti dei cittadini, i consumatori sono meno legati alle politiche promozionali nelle loro scelte. Un’altra novità è data dal carrello più grande, intorno al 34% nel confronto anno su anno. Dato il clima di incertezza molte famiglie puntano sulle scorte”.

E la frequenza è calata? È stato accolto l’appello di andare al supermercato una sola volta a settimana?
“C’è una contrazione del 195 anno su anno, con una media di 2,6 visite a settimana”.

Mentre a livello di prodotti cosa sta cambiando?
“Vanno molto bene le vendite dei prodotti con la marca del distributore e, tra quelle industriali, le più note. Le altre invece soffrono”.

Fonte: repubblica.it

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