Pedon e la spinta internazionale: “Così un’intuizione si è trasformata in strategia”

Da un post di Remo Pedon su LinkedIn emerge la visione che ha guidato l’internazionalizzazione dell’azienda vicentina, leader dei legumi e dei cereali: offrire cibo genuino ma pratico da preparare. Ne parliamo con Paolo Pedon, direttore export, che racconta come il mercato americano sia stato conquistato con investimenti, ascolto e un’offerta su misura, senza mai rinunciare ai valori del Made in Italy.

“Rendere il cibo genuino anche veloce da preparare”: un’intuizione tanto semplice quanto rivoluzionaria, che oggi è alla base del percorso di internazionalizzazione compiuto da Pedon, storica azienda vicentina che negli ultimi 40 anni si è affermata come player di riferimento della categoria dei legumi e dei cereali a livello mondiale. Lo racconta Remo Pedon, presidente di Pedon S.p.A., in un post di qualche settimana fa su Linkedin, sull’evoluzione dell’azienda e sul ruolo strategico giocato dal mercato estero, in particolare quello nordamericano.

Abbiamo quindi raggiunto Paolo Pedon, direttore export del gruppo di famiglia, per parlare delle tappe di questa crescita internazionale, a partire dal mercato statunitense.

Genuinità e praticità di consumo, biglietto da visita per crescere all’estero: come è maturata questa visione all’interno dell’azienda?
Quando abbiamo iniziato a proporre prodotti con un maggior livello di servizio e praticità, è stato il mercato internazionale a cercare noi. Eravamo già presenti con alcune commodities ma i prodotti a cottura rapida hanno dato una forte spinta per l’espansione verso l’estero. Siamo stati bravi a cogliere i segnali che arrivavano dal mercato e a costruire un approccio strutturato, lavorando su prodotti, canali e clienti in modo strategico. Un’impostazione che si è rivelata premiante anche a lungo termine.

Quali sono state le principali sfide affrontate per penetrare il mercato nordamericano?
Entrare non è stato semplice, soprattutto perché si tratta di un contesto molto diverso da quello italiano ed europeo. La prima sfida è stata proprio capire a fondo come funziona quel mercato: dalle dinamiche commerciali ai canali distributivi, passando per le abitudini di consumo, tutto era differente rispetto a ciò a cui eravamo abituati. È stato fondamentale investire tempo per osservare, ascoltare e imparare. Un altro aspetto importante è stato costruire internamente un know-how tecnico specifico, in particolare per rispondere alle numerose certificazioni richieste dal mercato americano. Oltre agli aspetti normativi, abbiamo dovuto poi lavorare molto sull’adattamento dell’offerta, sviluppando nuovi prodotti in linea con i gusti locali, senza però snaturare la nostra identità. Infine, non abbiamo sottovalutato la necessità di essere presenti fisicamente, nella fase iniziale abbiamo investito molto in viaggi, partecipazioni a fiere e attività sul territorio, per creare relazioni e conoscere da vicino i nostri interlocutori. Tutto questo ha richiesto impegno e visione di lungo periodo, ma ci ha permesso di costruire basi solide per crescere.

Cosa vuole il consumatore americano? Quali sono i trend che guidano il mercato per i vostri prodotti?
Il consumatore americano è fortemente guidato dai trend, che influenzano in modo decisivo le sue scelte d’acquisto e, di conseguenza, orientano le dinamiche di mercato. Oltre a ricercare prodotti pratici e veloci da preparare è estremamente attento ai nuovi trend alimentari, ai claim nutrizionali e alle certificazioni. Etichette come gluten-free, high-protein, non-GMO non sono semplici dettagli, ma veri e propri driver di consumo, con un impatto diretto sulle preferenze d’acquisto. Il mercato americano è estremamente ricettivo a questi segnali: i retailer si mostrano molto reattivi nel recepire i cambiamenti e adattare la propria offerta in tempi rapidi.

E il palato, vuole la sua parte?
Naturalmente, accanto alla praticità e ai valori nutrizionali, resta fondamentale il gusto: il prodotto deve sempre risultare piacevole e soddisfare il palato locale. In questo contesto, saper intercettare e anticipare i trend di mercato non è solo un’opzione strategica, ma una leva indispensabile per costruire un posizionamento vincente negli Stati Uniti.

Quanto è stata strategica l’apertura dell’ufficio commerciale a Miami nel 2015 e in che modo ha cambiato la vostra operatività?
Si è rivelata una scelta vincente. Avere un presidio diretto ci ha permesso di gestire attività commerciali in loco con un livello di efficienza e velocità molto superiori rispetto a operare dall’Italia.

Nell’ultimo anno avete sviluppato 40 nuovi progetti per il mercato nordamericano. Qualche esempio concreto?
Continuiamo a innovare costantemente, concentrandoci in particolare sul segmento dei piatti pronti, dove vediamo un grande potenziale. Offriamo soluzioni pensate per colmare un’esigenza concreta, infatti molti consumatori americani non hanno competenze particolarmente sviluppate in cucina e cercano prodotti con alto contenuto di servizio. Un progetto particolarmente significativo riguarda Whole Foods Market, con lo sviluppo di una linea di piatti pronti con certificazione biologica e da agricoltura rigenerativa, un trend in linea con le nuove tendenze del mercato. Per noi è stato un progetto strategico e sfidante, abbiamo impiegato un anno per creare un processo per ottenere questa nuova certificazione di agricoltura rigenerativa.

La linea “More Than” nasce con l’obiettivo di reinterpretare ingredienti tradizionali in chiave innovativa: qual è la chiave del suo successo all’estero?
La chiave del successo è stata cavalcare il trend delle proteine vegetali, proponendo prodotti ad alto contenuto proteico a base legumi, anziché sui cereali tradizionali come pasta, riso o patate. Un trend ancora molto forte a livello internazionale, soprattutto negli USA, dove il mercato ha risposto in maniera molto positiva.

Quali aree geografiche rappresentano le prossime frontiere per lo sviluppo internazionale di Pedon?
Il nostro focus principale resta su Europa e Nord America, per concentrare le nostre risorse su mercati strategici e ad alto potenziale. In altre aree geografiche, valutiamo solo progetti ben definiti, con volumi significativi e un chiaro ritorno strategico. Oggi stiamo lavorando su progetti mirati in Australia e Giappone, sempre con l’obiettivo di portare valore concreto.

Come riuscite a comunicare – e a mantenere saldi – i valori di qualità, benessere e sostenibilità propri del Made in Italy, pur adattandovi ai gusti e alle esigenze dei mercati globali?
Il nostro punto di partenza sono sempre ingredienti di alta qualità, che utilizziamo come base per sviluppare prodotti ad alto valore aggiunto, adattati ai gusti locali ma fedeli ai nostri valori. Abbiamo politiche molto chiare: no OGM, no conservanti, no coloranti artificiali. In tutti i mercati, portiamo il nostro know-how unico nella lavorazione di legumi, cereali e ingredienti naturali, mantenendo sempre un forte legame con le nostre origini e con il concetto di cucina genuina, equilibrata e gustosa che da sempre contraddistingue l’Italia.

Fonte: fruitbookmagazine.it

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