La grande bellezza è social e green: così L’Oréal cambia look

Mascara, polveri e ombretti. Gli occhi di L’Oréal alzano lo sguardo su Torino con un make up composto da e-commerce, automazione e green economy. La rivoluzione della cosmesi è appena cominciata. Lo ha affermato Lubomir Rochet, chief digital officer del gruppo francese: «Il 50% del nostro fatturato arriverà dalle vendite online. Così ci trasformiamo in una beauty tech company». E il cambio di passo nella distribuzione porterà a rifare il look agli impianti manifatturieri. E quindi anche alla fabbrica della bellezza di Settimo Torinese, che sforna cosmetici per L’Oréal dal 1960. Per capire come cambiano le linee produttive nel mondo della vendita personalizzata attraverso i canali online, lo abbiamo chiesto a Jean-Baptiste Lannou, direttore dello stabilimento torinese, a capo di 340 dipendenti che producono ombretti, mascara, shampoo e balsami dei brand Fructis Garnier e Frank Prevost. «L’expertise che abbiamo creato in 60 anni di storia, rende il nostro personale recettivo e adattabile alle esigenze del cliente finale — spiega il manager — Oggi il consumatore compra in maniera differente, reagisce ai video su Tik Tok o sugli altri social, ha una reattività che 5 o 6 anni fa era impensabile. La nostra parola d’ordine è agilità, ed è il processo attraverso il quale rispondiamo a breve termine a una domanda che prima non c’era».

L’Oréal ha appena lanciato il suo marchio virtuale di make up, Signature Faces, per connettersi alla generazione Z. In pratica: un’anticipazione del negozio virtuale, dove il consumatore non solo acquista da remoto ma crea il prodotto. E la fabbrica si trasforma in «bottega», in grado di produrre in modo personalizzato: zero magazzino, linea automatizzate, linee just in time. «Si aprono opportunità per nuovi progetti in base alle esigenze del consumatore», conferma Lannou. La rivoluzione è appena cominciata. Ma ci vorrà del tempo. «Soprattutto in un anno come questo, in cui dobbiamo adattarci a una realtà in cui metà della popolazione mondiale porta una mascherina. La nostra squadra deve trovare in breve tempo la maniera di rispondere ai bisogni diversi del consumatore».

Lo stabilimento di Settimo è un fior all’occhiello del gruppo L’Orèal e in piena trasformazione. Perché è una fabbrica della bellezza che si pone l’obiettivo di produrre a emissioni zero. Infatti, in collaborazione con il comune di Settimo Torinese e il gruppo Elaris, la società ha realizzato un progetto che porta ha reso l’impianto carbon neutral attraverso fonti rinnovabili combinate: «Usiamo un sistema di teleriscaldamento presente sul territorio comunale e abbiamo installato sul tetto 14 mila pannelli fotovoltaici che generano energia elettrica». Inoltre «ci riforniamo da una centrale energetica a biomassa a completamento del fabbisogno di energia necessario».

Una beauty tech factory a impatto zero, quindi. «Settimo Torinese è diventato uno stabilimento waterloopfactory, consumiamo acqua unicamente come materia prima nei prodotti e non per altri usi. Questo ci permette, ogni anno, di risparmiare oltre 30 mila metri cubi di acqua, pari a 60 piscine da 25m. È il primo stabilimento del gruppo ad aver attuato questo processo». Acqua ma non solo: «In questo modo annulliamo una potenziale emissione nell’ambiente pari a 9 mila tonnellate di anidride carbonica all’anno. Sempre in tema green, i flaconi degli shampoo sono prodotti in plastica riciclata e riciclabile, e biodegradabile al 95%».

Fonte: corriere.it

Vuoi diventare socio

di Retail Institute Italy?