Inditex, parte da Pechino il test per negozi più digitali e sostenibili

Il test sarà a breve, a Pechino, quando Zara aprirà a WangFujing il più grande flagship store in Asia che dovrebbe trasformare l’acquisto di abbigliamento in una vera e propria esperienza di shopping grazie alle tecnologie più avanzate. Da quel momento in poi ci saranno le aperture del principale marchio del gruppo Inditex a Place Vendome a Doha in Qatar e a Calle 82 a Bogotà in Colombia, mentre il brand Massimo Dutti aprirà in Portogallo, Cina e Colombia; Bershka in Romania e Serbia; Stradivarius nei Paesi Bassi; e Oysho in Russia e Uterque in Kazakhstan. Aperture che fanno parte della strategia di Inditex, il colosso spagnolo della moda fast fashion e proprietario dei marchi Zara, Pull&Bear, Stradivarius, Bershka, Oysho, Massimo Dutti e Uterque, che si basa su due parole d’ordine: digitale e sostenibilità.

Per il triennio 2020-2022 il piano prevede investimenti pari a 2,7 miliardi di euro: 1 miliardo per rafforzare le vendite online e 1,7 miliardi per realizzare negozi tecnologicamente integrati con una particolare attenzione al risparmio energetico e al riciclo dei materiali. Per il gruppo non si tratta di una nuova strategia ma di una accelerazione dei processi già in corso dovuta alla pandemia Covid-19 che ha avuto ripercussioni sul comportamento dei consumatori. L’intero sistema del fast fashion è ormai costretto a ripensare ad un nuovo modello di business che fino a qualche mese fa si basava su un consumo veloce, su cicli di consegna continua e su una capillare diffusione dei negozi fisici. Considerato il peso di Inditex in questo settore, aveva colpito la decisione, lo scorso giugno, di chiudere 1.200 negozi nei prossimi due anni. Dopo i risultati del primo trimestre 2020 (dal 1° febbraio al 30 aprile), che avevano registrato un calo del 44%, con un fatturato di 3,3 miliardi di euro, dovuto al fermo dell’87% dei negozi, e una perdita di 409 milioni, il secondo trimestre ha visto un ritorno alla redditività con un utile netto di 214 milioni e vendite sempre in calo, ma meno del trimestre precedente (-31%). Attualmente l’98% dei negozi Inditex è aperto, con restrizioni ancora in vigore in alcuni mercati specifici. Quello che i dati fanno emergere è la forte crescita del digitale: +50% nel primo trimestre e +74% nell’intero primo semestre 2020.

La trasformazione digitale rappresenta, dunque, il punto centrale del piano presentato dal presidente Pablo Isla e il primo passaggio è il completamento della piattaforma proprietaria Inditex Open Platform (IOP), una delle più avanzate nel settore del retail. Avviata nel 2018, oggi è al 60% della sua operatività e si vuole raggiungere lo sviluppo completo nel 2022. Le potenzialità della tecnologia Rfid, che permette di identificare un oggetto tramite un sistema in radio frequenza, saranno invece utilizzate per la logistica e la gestione integrata degli inventari di tutte le marche del gruppo. Entro il 2022, Inditex prevede di raggiungere il 25% delle vendite online rispetto al 14% del 2019. In parallelo con lo sviluppo digitale, il piano include un ripensamento degli spazi fisici. Accanto alla chiusura dei 1200 negozi annunciata, ne saranno inaugurati 450 più ampi e con servizi innovativi. Ecco perché Pechino sarà importante.

Fonte: corriere.it

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