Il ritorno nei negozi? Per il lusso passa da esperienze di realtà aumentata

Il ritorno allo shopping tradizionale flirta con l’hi-tech. Per invogliare i clienti ad acquistare varcando realmente la soglia delle boutique alcuni luxury brand stanno sperimentando progetti in tandem con player digitali. Dopo mesi di lockdown più o meno rigidi, i consumatori vanno nuovamente sedotti attraverso iniziative inedite, magari allestite in spazi temporary.
Ad esempio, per il lancio della borsa Olympia Burberry ha progettato un’esperienza di realtà aumentata presso il department store londinese più famoso al mondo: Harrods. Il brand inglese ha portato in vita la statua del dio greto Elpis ispirando alle dimensioni digitali dei protagonisti del noto videogame Pokémon Go. Il pop-up allestito da Harrods verrà poi replicato a Macau, New York, Tokyo e Hong Kong questa estate, mixando moda e curiosità ludica.

La ricerca di experience legate alla AR (Augmented-Reality) e alla VR (Virtual-Reality) ha trovato terreno fertile anche all’interno dell’altra storica meta dello shopping britannico: Selfridges. Il designer irlandese Jw Anderson, riporta Vogue Business, ha infatti appena lanciato un pop-up in collaborazione con Sharp End, un’agenzia specializzata che ha messo a punto un mondo fantastico. Attraverso codici QR lo spazio commerciale si popola di funghi, api e fiori che sbocciano, tutti in versione Augmented-Reality.

Anche Louis Vuitton, stavolta all’ombra della Torre Eiffel, ha introdotto una AR experience attraverso la propria app. Nel pop-up parigino prendono così vita i personaggi di ‘Zoooom with friends’, cartoon introdotto dal direttore creativo del menswear Virgil Abloh in concomitanza con la sfilata primavera/estate 2021. Gli esperti del settore retail, scrive Vogue Business, ritengono vitali progetti simili perché, nonostante le riaperture commerciali, il passaggio fisico nei negozi resta in calo a causa della mancanza di turisti e dei professionisti che hanno scelto di lavorare da remoto fuori città.

“La gente lavora da casa e potrebbe recarsi nelle metropoli meno frequentemente, ma quando lo fa pianifica viaggi lunghi, quindi l’aspetto rilassato e pratico dello shopping sarà molto importante”, dichiara Diane Wehrle, marketing and insights director dell’agenzia di retail data intelligence Springboard.

Allo stesso tempo la scelta dei pop-up viene incontro alle esigenze delle griffe che, spaventate dai costi d’affitto a lungo termine, preferiscono contratti più brevi. “Dalla prospettiva dei proprietari – spiega Peter Mace, a capo del retail di Londra per Cushman & Wakefield – attualmente c’è una domanda limitata e ampia disponibilità, sono quindi presenti deal molto interessanti. Entrare in un department store per realizzare un pop-up rappresenta un’opzione più semplice e sicura”. Infine Richard Hyman, retail analyst, sottolinea il cambiamento di abitudini dei consumatori: “Una fetta della popolazione rimane cauta e si sente vulnerabile. Inoltre c’è chi ha provato e apprezzato lo shopping online durante il lockdown. Alcuni torneranno alle vecchie abitudini, ma una solida percentuale si è spostata per sempre”.

Fonte: pambianconews.com 

Vuoi diventare socio

di Retail Institute Italy?