Hermès spinge sulla lotta al cambiamento climatico

Hermès sta rafforzando la propria azione nello sviluppo sostenibile e adottando misure per proteggere la catena di approvvigionamento dai rischi posti dal cambiamento climatico. I dettagli delle misure adottate sono emersi nelle risposte scritte della maison alle domande inviate dagli azionisti prima della sua assemblea generale annuale, che si è tenuta online a causa delle restrizioni in corso volte a frenare la diffusione del Coronavirus.

Nello specifico, l’azienda del lusso ha affermato che le sue forniture strategiche, come pelle, cashmere e seta, derivano tutte da mercati rinnovabili. Ad esempio, le sue pelli sono sottoprodotti dell’industria alimentare e provengono per oltre il 90% da Francia e Europa.

“Il gruppo ha adottato un approccio sistematico all’analisi delle proprie fonti di approvvigionamento, con una diagnosi chiara dei rischi effettuata insieme a ditte specializzate”, si legge su Wwd. “Sulla base di queste informazioni, il gruppo rafforza la sicurezza delle proprie forniture; potremmo attuare una politica di diversificazione per limitare la nostra dipendenza dai fornitori ove necessario e costituire scorte di sicurezza. Se necessario, acquisiremo partecipazioni per garantire queste relazioni e fonti”, ha proseguito Hermès.

“Inoltre, in linea con la nostra tradizione creativa e la ricerca dei materiali migliori, i team di Hermès esplorano costantemente la possibilità di utilizzare nuovi materiali”. Si inserisce in questa prospettiva la borsa Victoria recentemente svelata dal marchio, che combina pelle e tela con Sylvania, un materiale derivato dai funghi e creato in laboratorio.

Risale allo scorso anno la creazione di un comitato per esplorare percorsi per l’upcycling interno, ad esempio di seta e cashmere, e l’avvio di progetti per riutilizzare gli scarti di produzione. “Queste iniziative alla fine aiuteranno eventualmente a ridurre la dipendenza del gruppo”, ha dichiarato la maison.

L’amministratore delegato Axel Dumas ha poi affermato che l’approccio dell’azienda, in possesso di 51 siti di produzione in Francia, di cui 17 laboratori di pelletteria, e 13 siti in altri Paesi, è radicato nei suoi metodi di produzione artigianale. Sono 120.000 le riparazioni nel 2020, a sostegno della longevità dei prodotti.

Hermès, riporta sempre Wwd, investe “diverse decine di milioni di euro all’anno” per ridurre le sue emissioni di gas serra. La strategia sulla biodiversità è stata, inoltre, aggiornata nel 2020 con “impegni precisi che descrivono obiettivi chiari e i relativi tempi”. Da qui l’avvio di una diagnosi basata sulla valutazione del Global Biodiversity Score, che studia l’intera catena di valore del gruppo secondo i driver definiti dalla Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services, ente intergovernativo annesso al Nazioni Unite. L’obiettivo è identificare “le aree in cui l’impronta del gruppo è più significativa, al fine di implementare un piano d’azione completo e razionale, sia per proteggere la biodiversità che per proteggere le risorse”.

Hermès ha stretto anche una serie di partnership scientifiche per quanto riguarda la sostenibilità della sua produzione di pelle di struzzo, pelle di coccodrillo e seta, oltre al suo consumo idrico. “Su scala più locale, la linea relativa al business della pelle ha lanciato una diagnosi della biodiversità e un piano d’azione mirato a coprire il 100% dei suoi siti entro il 2030”, ha concluso la maison.

Fonte: pambianconews.com 

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