Il coronavirus rilancia i prodotti confezionati, frenano i cibi sfusi

Il terrore del contagio cambia il modo di acquistare e consumare e spinge i prodotti confezionati. Nei supermercati i consumatori tornano a preferire gli alimenti resi sicuri dagli imballaggi e tralasciano i prodotti sfusi, esposti alla contaminazione invisibile. E il romitaggio sanitario fa pedalare la domanda di imballaggi per l’e-commerce che proteggono i prodotti portati a casa dai fattorini e dai furgoni dei recapiti.
Le regole igieniche imposte dal contagio per coronavirus spingono anche la plastica usa-e-getta. Ma non tutta la plastica. Sono ancora in difficoltà di mercato i bicchierini e le posate di plastica.
Se gli alimenti sfusi — quelli da raccogliere nel sacchettino e con il guanto e da pesare — erano percepiti come più naturali e sani, oggi sembra accadere il contrario: nei supermercati i consumatori sembrano preferire i cibi imballati, i quali vengono percepiti come più sani, igienici e più duraturi nel frigorifero, mentre quelli esposti all’aria sono percepiti come meno igienici, a rischio contaminazione e meno durevoli per le lunghe conservazioni cui ci costringe la clausura sanitaria.

Sono tendenze di mercato ma non sono ancora disponibili numeri, poiché una parte dei prodotti di plastica provengono da scorte di magazzino.

Il virus spinge gli imballaggi per e-commerce

Le aziende della carta e del cartone aderenti alla Federazione Carta e Grafica hanno rilevato fra il 2 e l’8 marzo un aumento accelerato del fabbisogno di confezioni del 10,6%, con punte del +20,5% nel Mezzogiorno.
Questi numeri parlano solamente della crescita della domanda di confezioni nella grande distribuzione, dove i consumatori stanno snobbando i prodotti sfusi che sono più esposti al contagio.
Ma è altissimo – quasi un raddoppio – il dato di crescita degli imballaggi per l’e-commerce. Costretti a casa, gli italiani ordinano prodotti, libri o alimenti pronti (come la pizza da asporto o i cibi portati dai fattorini in bici). Il numero: gli imballi per commercio elettronico hanno segnato un balzo del 73% tra il 22 febbraio e l’8 marzo rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Ancora in frenata posate e bicchierini

In condizioni diverse, l’esigenza igienica del contagio avrebbe spinto l’utilizzo di bicchierini di plastica e di posate usa-e-getta, osservano all’Unionplast della Federazione Gomma Plastica.
Ma il mercato di queste stoviglie e di questi prodotto deve molto alle mense e ai distributori automatici, quelli che èrogano il caffè e le bevande calde.

Il timore del virus ha costretto a fermare l’attività di numerosissime mense, come quelle che svolgono il servizio per le scuole o per gli uffici, mentre lo svuotarsi delle stazioni e dei grandi uffici ha ridotto l’uso di bevande e dei bicchierini in cui erano servite.

Negli ultimi mesi i bicchierini — in genere di polistirolo, ma sempre più spesso di materiali biodegradabili e compostabili come la bioplastica Pla — sono stati oggetto di una campagna molto forte di opposizione, sebbene i limiti posti dall’Unione europea dall’anno venturo non li riguardino. La nuova direttiva antiplastica della Ue infatti metterà al bando piatti e posate di plastica non riutilizzabile, ma non ancora i bicchierini del caffè e delle altre bevande.

Corrono i prodotti confezionati

Le esigenze igieniche hanno rilanciato i prodotti confezionati in competizione contro quelli sfusi. Ciò vale soprattutto per frutta e ortaggi venduti nel supermercati, ma anche il pane.

Le campagne a favore dei prodotti sfusi avevano conquistato molti consumatori, ma le abitudini igieniche modeste di molte persone scoraggiano il servizio fai-da-te. Non si tratta solamente dei pericoli che possono essere nascosti nel fiato dei clienti che passano sopra i prodotti esposti all’aria libera ma soprattutto delle brutte abitudini di toccare gli alimenti senza usare i guanti oppure, se si usano i guanti usa-e-getta in dotazione, di leccare la punta delle dita per poterli aprire e infilarvi la mano.

Il mercato

Oggi si stima che in Italia, principale produttore ed esportatore europeo, il consumo di stoviglie in plastica sia di 115mila tonnellate l’anno.
In stoviglie, piatti, posate e bicchieri il materiale plastico più usato — non l’unico — è il polistirolo ma sono in crescita fortissima le plastiche biodegradabili e compostabili di cui l’Italia è tra i maggiori produttori al mondo.

L’utilizzo di materie plastiche in Europa è oltre i 50 milioni di tonnellate e l’Italia con il 14% del mercato è, dopo la Germania, il secondo Paese manifatturiero d’Europa per utilizzo di materie plastiche nei prodotti finiti (per esempio, i tessuti di fibra sintetica per arredamento, i paraurti delle automobili, i “cappotti” termici degli edifici, le scocche degli elettrodomestici, le tapparelle e gli infissi delle finestre o gli elementi d’arredo) oppure come materiale per l’imballaggio dei prodotti.

In Italia si immettono sul mercato, riempiti con prodotti e beni, circa 2,3 milioni di tonnellate di imballaggi di plastica (2,29 nel 2018), rappresentati per il 44% da imballaggi flessibili (sacchetti, pellicole e così via) e per il 56% da imballaggi rigidi (scatole, bottiglie e così via). La raccolta differenziata gestita dal consorzio nazionale Corepla è nell’ordine di 1,3 milioni di tonnellate (1,22 nel 2018) cui si aggiungono le raccolte private e di altri consorzi di riciclo. I cittadini più forti nel ricupero della plastica usata sono veneti e sardi, con più di 28 chili annui a testa.

Fonte: ilsole24ore.com

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