Starbucks vende il 60% delle sue attività cinesi a Boyu Capital
Starbucks rivede le proprie attività in Cina. La catena di caffetterie ha infatti creato una joint venture con la società di investimento Boyu Capital, il cui 60% sarà detenuto da quest’ultima, mentre il restante 40% rimarrà nelle mani del colosso americano. L’operazione valuta l’attività intorno ai 4 miliardi di dollari (circa 3,48 miliardi di euro).
La Cina rappresenta il secondo mercato più grande per Starbucks dopo il Nord America e nel 2024 ha registrato un incremento di fatturato del 5%, raggiungendo 3,1 miliardi di dollari, sui 37,18 miliardi complessivi, aprendo nell’anno 415 nuovi negozi.
La joint venture controllerà le ottomila caffetterie Starbucks attualmente presenti nel mercato, con l’obiettivo di crescere fino a 20mila punti vendita nel tempo. Secondo una fonte vicina al dossier, si legge su Reuters, Boyu Capital aiuterà l’espansione di Starbucks nelle città minori e a rendere più efficienti i punti vendita esistenti.
Il valore del business retail in Cina continentale – includendo i proventi dalla vendita, il valore della sua partecipazione e i guadagni delle licenze nell’arco dei prossimi 10 anni – arriverà così a superare i 13 miliardi di dollari, secondo la società statunitense.
L’operazione giunge in un momento complesso per Starbucks che, come si legge sull’agenzia, ha visto la sua quota di mercato in Cina crollare dal 34% nel 2019 al 14% nel 2023, secondo Euromonitor International. Gli analisti suggeriscono quindi che l’azienda dovrebbe puntare sul suo punto di forza tradizionale: essere un luogo di incontro per i clienti, evitando di entrare in una guerra dei prezzi con la ‘rivale’ Luckin, che ha superato i 20mila punti vendita nel territorio e ha anche aperto due caffetterie a New York.
Fonte: pambianconews.com
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