2022: è l’anno delle startup

Ci sono startup che entrano nel 2022 con grandi ambizioni, sfidando l’onda lunga dell’epidemia e la frenata della ripresa. Scommettono sull’innovazione e presidiano spicchi di mercato. L’Italia è tra le più vivaci fucine di queste iniziative, per lo più giovanili, che non sono più viste con perplessità e anzi spesso università, fondi e aziende già affermate, danno ad esse la spinta per non cedere alle prime difficoltà. Occorre che il prodotto o il servizio offerto siano realmente appetibili e la struttura sociale sia solida. A queste condizioni può incominciare il viaggio in mare aperto.

Feat Food, per esempio, ha incominciato l’anno con un round d’investimento di 1,5 milioni di euro. «Ci serviranno per realizzare uno stabilimento, effettuare qualche assunzione, aprire al mercato estero e perfezionare la piattaforma digitale», dice Andrea Lippolis, 30 anni, che ha fondato la startup. La sede è a Milano. Feat Food consegna a domicilio la dieta personalizzata. Attraverso algoritmi e intelligenza artificiale vengono creati piatti pronti personalizzati e bilanciati, studiati, nelle loro combinazioni di alimenti e di grammature, in base alle caratteristiche fisiche e agli obiettivi di forma di ogni utente. I piatti sono conservati in atmosfera protetta (permette di mantenere le proprietà nutritive degli alimenti per 10 giorni) e consegnati in tutta Italia. Lo scorso anno sono stati portati a domicilio 50mila pasti e due gruppi, Amadori e Riso Gallo, sono entrati come soci e forniscono le materie prime. Oltre all’e-commerce sono stati aperti un punto vendita diretto a Milano e distributori automatici in fitness ed aziende.

Il food è il settore scelto anche da Matthew Modabber, genitori italo-americani di prima generazione, cresciuto a New York fino a 18 anni, poi un corso alla Bocconi e la decisione di rimanere in Italia (oggi ha 23 anni) per importare una tradizione Usa, quella delle insalate chopped, ossia con ingredienti che vengono mixati e amalgamati per esaltarne il gusto e già condite. Ha dato vita a quella che dovrebbe diventare una catena, Salad House, per ora con due locali a Milano (via Santa Tecla e via Sant’Agnese) che hanno tagliato il traguardo delle 250 insalate al giorno. Dice: «Le insalate chopped sono un pasto bilanciato e ricco di nutrienti, saporito e gustoso, da mangiare comodamente, anche tra una lezione e l’altra, o in ufficio, come è ormai abitudine tra i newyorchesi». Inoltre egli sta lanciando in Italia, BeReal, un nuovo social testato con successo negli Stati Uniti e che dovrebbe andare alla conquista del mondo: l’App si propone come il nuovo social network foto vere, autentiche, che non si possono ritoccare con filtri o programmi di editing. Gli iscritti ricevono simultaneamente ogni giorno una notifica e da quel momento hanno a disposizione 2 minuti per scattare una foto e pubblicarla.

Nicola Baù, invece, si è dedicato, insieme a cinque soci, all’arte e a Padova ha creato One Stop Art. L’obiettivo? Lo spiega così: «Il mercato dell’arte presenta una serie di specificità che devono essere affrontate in maniera consapevole e informata. Per gestire al meglio valutazioni, conservazione, logistica, assicurazioni, questioni legali e fiscali, consulenza strategica per progetti culturali. Noi offriamo un servizio personalizzato e chiavi in mano. Puntiamo sullo sviluppo dell’interesse verso l’arte perciò siamo in grado di fornire un supporto qualitativo e quantitativo nella compravendita, ricerca o richiesta di autentiche fino alla consulenza strategica su progetti culturali di privati o imprese».

L’arte eleva lo spirito (oltre al risvolto business) ma c’è pure chi pensa al corpo. Fisioscience è una startup, sede a Verona, che in poco tempo ha raggiunto 50mila iscritti tra fisioterapisti e studenti della materia. Gli obiettivi di crescita sono ambiziosi poiché secondo l’Albo dei fisioterapisti in Italia sono 63mila quelli in attività. «Se inizialmente la mission era quella di potenziare le competenze di fisioterapisti e studenti tramite corsi a distanza», dice Nicolò Ramponi, co-fondatore e Ceo di Fisioscience, « ora puntiamo a garantire una formazione continua, allargata a quanto non si studia in facoltà: marketing, aspetti legali e fisco». Per la fine di quest’anno è stata messa l’asticella a 500mila euro di fatturato (con 50 collaboratori).

In un ambito parallelo opera Futura, sede a Foggia, che aiuta gli aspiranti medici a sostenere i test d’ingresso. Ha finora formato 800 studenti, il team è composto da 30 operatori, il primo anno di attività, il 2021, si è chiuso con un fatturato di mezzo milione di euro. «Testiamo le competenze di ogni singolo studente», spiega il ceo, Andrea Chirolli, «per creare in automatico, grazie a sofisticati algoritmi e sistemi di intelligenza artificiale, un percorso di studio personalizzato che si aggiorna in base all’avanzamento dell’apprendimento, fino al giorno del test». L’ambizione è allargare l’offerta a chi vuole sostenere i test d’accesso alla Bocconi e alla Luiss.

L’università di Bologna sta tenendo a battesimo la startup AdapTronics, che ha brevettato due prodotti per rendere il packaging intelligente e migliorare la logistica. I due fondatori, Lorenzo Agostini e Camilla Conti, provengono dalla Bocconi. Dicono: «Pensiamo di contribuire a eliminare i problemi dovuti all’errata movimentazione e gestione dei pacchi. Il primo brevetto è una sorta di etichetta per la presa efficace, sicura e veloce delle scatole, che diventa adesiva quando è attivata elettricamente. Il secondo è un nastro adesivo riciclabile come quello usato per chiudere i pacchi, sul quale però sono stampati sensori passivi per monitorare la condizione dell’imballaggio e della merce al suo interno».

Infine il Consiglio nazionale delle ricerche (sede di Parma) ha dato fiducia a Filippo Vurro, a capo di un gruppo che ha ideato Bioristor, un sensore alimentato da energia green che monitora in tempo reale la composizione della linfa nelle piante misurando il loro stato di salute. In questo modo si aiutano i produttori agricoli a ridurre e ottimizzare il consumo di acqua e di fertilizzante. Inoltre il sistema è in grado di individuare precocemente le malattie. «In pratica ascoltiamo quello che hanno da dirci le piante», dice Vurro. Per la prima volta è possibile ricavare informazioni sulla salute della pianta direttamente dalla pianta stessa: l’operatore è connesso in remoto in tempo reale. Abbiamo potuto contare sul supporto di aziende leader nel settore agroalimentare come Mutti e Apofruit, dimostrando grazie al monitoraggio continuo e confrontando le produzioni ottenute con diversi regimi irrigui, di poter fornire un risparmio idrico del 40% sul pomodoro».

Fonte: milanofinanza.it

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