Uova e colombe, l’industria dolciaria rischia di perdere il 50% dei ricavi

«La Pasqua arriverà soltanto tra due settimane, e credo che quest’anno sarà ancora più sentita e vissuta in modo unito e in famiglia. Eppure, si assiste a una certa distanza della grande distribuzione nei confronti di una categoria
particolarmente importante come le colombe e le uova di cioccolata. Il rischio è che questi prodotti non si trovino in assortimento nelle quantità necessarie». Il dito puntato contro la Gdo è quello di Alberto Balocco, amministratore
delegato dell’omonima azienda piemontese da 33o dipendenti e 185 milioni di euro di fatturato.
Un player di tutto rispetto, nel panorama italiano dei produttori di dolci per ricorrenze: secondo i dati di mercato, con una fetta del 19% delle vendite a Natale e del 22% a Pasqua, è la seconda azienda più presente sul mercato.

Quanto valgono le vendite
Per un’impresa come Balocco, la Pasqua vale un sesto del fatturato annuale. «E noi siamo fortunati –
ammette il suo ad – perché facciamo anche molti biscotti, che si vendono tutto l’anno e che ci garantiscono una certa continuità economica». Ma ci sono tante aziende, in questo segmento, che vivono solo della Pasqua e del Natale: se una delle due finestre di incassi viene meno, l’anno viene irrimediabilmente pregiudicato. Così come tutti i suoi colleghi, anche Balocco ha contrattato i listini e le promozioni per le colombe prima di Natale. Ben prima che
il coronavirus arrivasse a sparigliare le carte. «Quando abbiamo intuito l’atteggiamento della Gdo
– racconta l’ad – abbiamo subito fermato la produzione. Le colombe cominciano a correre sui nastri subito dopo la Befana: quest’anno le abbiamo dovute fermare due settimane prima del previsto».

Il nodo della distribuzione
Ma qual è il problema con la Gdo? Secondo Alberto Balocco, è banalmente la mancanza di spazio dedicata all’esposizione dei prodotti per la Pasqua: «Per essere vendute, le colombe ci devono essere. Normalmente non sono esposte a scaffale, ma fuori banco, al centro delle corsie: ma è proprio lì, oggi, che non si può più esporre, perché
le nuove norme sulla sicurezza obbligano i supermercati a garantire la distanza tra i clienti e quindi a ridurre gli spazi per i prodotti. È un atteggiamento che non riguarda una catena in particolare, ma tutta la Gdo». Meno scaffali,
insomma. E su quelli che ci sono viene data la precedenza ai beni di prima necessità. «Eppure io sono convinto che la domanda di dolci per la Pasqua quest’anno c’è ed è anche alta – sostiene Balocco – in questi giorni a casa tutti noi ci rifugiamo nel comfort food. E tutti vorranno festeggiare la Pasqua in famiglia in maniera adeguata, con un dolce della tradizione».

L’allarme delle imprese
Nei giorni scorsi anche la siciliana Dolfin, che per questa Pasqua ha prodotto 3 milioni di uova di cioccolato, aveva lanciato il grido d’allarme: «I centri commerciali sono chiusi – ha detto Santi Finocchiaro, presidente dell’azienda – e gli ipermercati, che raccolgono il 30% delle vendite e che ora sono in sofferenza, vedendo diminuire l’utenza, hanno disdetto importanti commesse dei mesi scorsi, per le quali la nostra azienda aveva potenziato la produzione». Per la Dolfin, la campagna pasquale incide sul 40% del fatturato complessivo. Da qui l’appello del suo presidente: «Prolungare per quest’anno di una settimana la permanenza dei prodotti pasquali sugli scaffali dei supermercati e, con la collaborazione della Grande distribuzione organizzata, rimandare fino alla domenica successiva il reso dell’invenduto». Anche l’Unione Italiana Food, che al suo interno raccoglie le industrie dolciarie nazionali, monitora la questione. «Per chi fa dolci da ricorrenza la Pasqua può arrivare a rappresentare anche la metà del fatturato annuale – spiega il direttore generale dell’associazione, Mario Piccialuti – per alcune aziende le prospettive di perdita possono dunque essere molto gravi, se la stagione non porterà gli esiti sperati».

La produzione è regolare
Difficoltà produttive queste aziende non ne hanno, perché tutte stanno lavorando più o meno con i ritmi classici del periodo. «Gli ordinativi ci sarebbero anche – prosegue Piccialuti – le problematiche sono più legate al trasporto e al punto vendita. Certamente chi opera solo attraverso il canale tradizionale, come bar e pasticcerie, si trova in condizioni pressoché di immobilismo. La loro situazione inizia ad avere dei risvolti davvero critici, che di riflesso impatteranno purtroppo in modo molto pesante anche sull’occupazione». L’Unione italiana Food lancia un appello alla grande distribuzione: «Alla Gdo – dice Piccialuti – chiediamo la massima sensibilità. Speriamo che in questa situazione vogliano essere al fianco delle aziende, a volte anche molto piccole che lavorano soprattutto in queste settimane».

La campagna di sostegno
Anche dalla ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, è partito un assist a sostegno dei prodotti
della Pasqua, sia agricoli che industriali: sulla sua pagina Facebook ha lanciato l’hashtag #IoNonRinuncioAlleTradizioni e ha scritto «chiedo alla grande distribuzione di proporre ai consumatori ancora più prodotti della tradizione pasquale».

Fonte: Il Sole 24 Ore, 27 marzo

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