L’e-commerce non si ferma: sarà la “nuova normalità”

L’E-commerce è approdato nel mondo del food, non che prima non ci fosse ma sicuramente il lockdown ha risvegliato tanti potenziali clienti, che, in massa, si sono riversati sui siti di acquisto online: quanti di loro sono rimasti? Che cosa potrà fare la gdo nostrana per rispondere a tale domanda?

Se lo è chiesto anche Mark Up che, con Retail Institute Italy, ha dedicato un Talk al tema. Un terremoto che ha innescato una corsa in avanti, citando Stefano Cini, E-commerce and Marketing Analytics Director di Nielsen: “Ci siamo addormentati nel 2020 e ci siamo risvegliati nel 2025”, infatti, la crescita dell’e-commerce durante il lockdown ha riportato dati di crescita previsti fra cinque anni, non stupisce dunque che il sistema sia andato in tilt.

Intanto, Cini ci offre uno scenario competitivo del brick & mortar (i negozi) che dal lockdown ad oggi varia alcune posizioni: i discount riguadagnano terreno, così come i drugstore, retrocedono supermercati e libero servizio, pur rimanendo ampiamente in positivo e anche gli ipermercati riguadagnano terreno.

Tornando all’e-commerce, siamo passati da un +44% preCovid a un +152% post Covid, con punte nel lockdown del 305%.

Le famiglie che hanno fatto acquisti post lockdown sono state +56% dimostrazione che non è bastato aprire la porta di casa per far tornare tutti nei punti di vendita ma per molti l’acquisto online è diventata una alternativa reale. Anche l’ammontare dello scontrino online, del 2,5 superiore a quello offline, rende l’affair e-commerce ancora più intrigante.

Tutti gli italiani hanno comprato online? No, le cifre rimangono interessanti nell’escalation percentuale ma la copertura è lungi dall’essere completa, infatti, per ora solo il 3% è cliente del canale digitale delle insegne brick and mortar, quota che raddoppia su Milano, ma la domanda potenziale, valutata da Nielsen, di 16,8 milioni di utenti, che hanno acquistato nell’online su siti di retailer durante il mese di marzo è sicuramente invitante. Per arrivare al massimo bisogna rimuovere qualche ostacolo, tenendo conto che il 18% di questi acquirenti ha rinunciato a fronte di mancanza di slot disponibili alla consegna e, infine, dato rilevante: il 52% dei Cap italiani non ha alcuna possibilità di essere raggiunto dall’e-commerce e solo il 5% dei negozio offre il click and collect (spesa online e ritiro in negozio) un’opzione che sembra piacere molto ai consumatori e che, in Francia, dove è già molto diffuso, funziona molto bene.

Passando ai dati di frequentazione: i clienti hanno fatto la spesa online durante il lockdown su una media di 2 siti e mezzo, più della metà si è rivolto ai market place, il 48% ai siti delle insegne, il 18% ai siti specializzati mentre un 5% al food delivery. Dei siti della gdo vince l’assortimento, mentre per i marketplace la navigazione fa la differenza, la disponibilità del prodotto 24/7 porta clienti ai siti specializzati e, infine, la velocità di consegna è il plus dei food delivery.

Il futuro? Secondo Nielsen il 98% degli e-shopper, che hanno acquistato online durante il lockdown, continuerà a frequentare l’e-commerce e di questi, il 54% continuerà ma solo per specifici prodotti. In questo campo, le prime evidenze premiano l’area casa e cura del sé, unica eccezione il caffè, grazie al fatto, probabilmente, che c’è un player molto forte sul campo che ha lavorato molto bene sull’omnicanalità e sulla specializzazione. Ancora una volta c’è da chiedersi se il problema non sia della carenza d’offerta piuttosto che in una debolezza della domanda.

Fonte: repubblica.it

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