La moda sperimenta i non-fungibile token. Realtà virtuale ad alto potenziale

La realtà virtuale non conosce confini, e la moda inizia a esplorarne i ‘confini’ in termini di business. Da alcuni mesi il fenomeno dei Nft (non-fungibile token) sta prendendo piede anche nel settore dell’abbigliamento in un flusso di pixel che attraggono soprattutto la Z Generation. Dietro l’acronimo ‘Nft’ c’è una gamma di prodotti pensati per essere fruiti esclusivamente nel mondo virtuale.
Poche settimane fa, la stampa internazionale ha riportato una notizia inconsueta che spiega perfettamente i nuovi approdi della virtualità. Lo studio di design Rtfkt e il designer digitale 18enne Fewocious hanno venduto 613 paia di scarpe per un totale di 3,1 milioni di dollari con prezzi che oscillano dai 3 ai 10mila dollari a paia. In questo caso, gli acquirenti hanno successivamente ricevuto a casa le calzature fatte di suola e stringhe reali, ma il vero prodotto da sfoggiare è quello visibile dal display dello smartphone.

L’escusività dell’acquisto è assicurata da una tecnologia blockchain speciale, fatta di codici inalterabili in grado di tracciare qualsiasi transizione, accertando il costo e la proprietà dei beni. L’autenticità dei prodotti Nft è quindi certificata, sebbene, per assicurare la proprietà intellettuale, i creatori devono comunque registrare il copyright, proprio come avviene nell’ufficio brevetti del ‘vecchio mondo’ in carne e ossa.
L’universo digitale permette anche di tenere a bada la rivendita e la contraffazione dei prodotti grazie a un sistema di autenticazione che frutta royalties sulle vendite a marchi e artisti coinvolti nei progetti.

Il segmento sneakers è stato il banco di prova per i fashion brand, grazie a una community sempre attenta alle novità e incline al collezionismo, come dimostrano le cifre esorbitanti a cui vengono vendute anche nel mercato second hand. Rtfkt ha fatto affidamento su diversi canali distributivi, dai negozi alle aste specializzate così come sul proprio sito web. Lo specialista ha anche messo a disposizione alcune prove virtuali attraverso Snapchat. Anziché essere indossate durante un weekend con gli amici, le sneakers possono invece essere sfoggiate sulle strade di Decentraland, realtà parallela a portata di click.

Business of Fashion evidenza il crescente interesse nei confronti del fenomeno Nft, ma, allo stesso tempo, mette in guardia sul reale sviluppo tra i fashion brand tradizionali. Non tutti i marchi sono naturalmente portati per sperimentazioni virtuali di questa portata, soprattutto quelli più tradizionali i cui clienti non hanno dimestichezza con ambienti virtuali e portafogli fatti di cryptovalute. “Se i fashion brand voglio abbracciare i Nft dovranno iniziare a soddisfare i bisogni di una clientela demografica nuova, con un set differente di preferenze. A causa di queste barriere, le aziende del fashion dovranno collaborare con player con esperienza nel settore”, spiega la testata. Ad oggi sono pochi i brand tradizionali che hanno approcciato concretamente le nuove possibilità messe in atto dai Nft. Ciononostante in marketplace specializzati come Digitalax e Dematerialised stanno emergendo fashion player virtuali che stanno prendendo il posto del marchi del lusso tra gli appassionati del settore. La maison digitale Fabricant, ad esempio, ha collaborato con l’azienda blockchain Dapper Labs realizzando un abito Nft venduto a 9.500 dollari.

Non è tutto oro quello che luccica attraverso uno schermo. Secondo uno studio della University of Cambridge, ad esempio, l’emissione di energia necessaria per fare affidamento sulla tecnologia Bitcoin in un anno supera quella utilizzata dall’intera Argentina. Inoltre, nonostante i sistemi di sicurezza blockchain, gli hacker hanno già iniziato a farsi sentire rubando dai portafogli virtuali o dando vita ad attacchi virtuali a case d’asta come Nifty Gateway. Inoltre, per ora, a causa dei prezzi elevati, molti prodotti Nft sfuggono alla portata di molti. Esempi come la recente collaborazione tra Gucci e la fashion-tech company Wanna, dimostrano l’interesse che il fenomeno della realtà virtuale sta suscitando nel settore moda ma, per ora, l’accesso al regno dei Nft sembra delimitato agli specialisti. Progetti digitali come quelli di Marc Jacobs, Gcds e Valentino sono rivolti a un tipo di utente generalista mentre la tecnologia Nft si rivolge a un pubblico ‘pro’ più esigente. In che modo il fashion world potrebbe fare breccia in questo universo parallelo?

“Una soluzione – spiega Alessandro Botteon, fondatore dell’azienda fashion-tech Impossible Brands – potrebbe essere lo sviluppo di beni originali virtuali in tiratura limitata, quali abiti, scarpe, accessori fashion digitali, a cui può venire associato un Nft, che dimostra la proprietà del bene, e il suo valore in quanto realizzato in edizioni limitate. Un’altra direzione potrebbe essere, in alternativa, l’integrazione degli Ntf nella filiera moda in ottica ‘phygital’, cioè a metà tra digitale e reale. Ad esempio, acquistando un prodotto fashion reale, si potrebbe ricevere, contestualmente all’acquisto, un Nft che ‘sblocca’ lo stesso prodotto in versione digitale utilizzabile in arene gaming virtuali, come quelle di Fortnite e Roblox. Infine, e più in generale, grazie alla possibilità offerta dagli Nft di limitare l’offerta di un bene e quindi di garantirne la scarsità, un altro ruolo che possono ricoprire in ambito fashion sta nell’amplificazione del senso di esclusività tradizionalmente associato a beni di lusso”.

Fonte: pambianconews.com

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