Ikea paga per avere indietro i suoi mobili usati

Hai mobili vecchi e passati di moda a casa che non usi più? Se li hai acquistati da Ikea, adesso il marchio svedese ti pagherà per riaverli.

Ikea ha dichiarato che da venerdì 1 aprile il suo programma Buy Back & Resell diventa permanente nei suoi 37 punti vendita statunitensi, dopo l’esperimento avviato con successo la scorsa estate.

La società ha affermato che il servizio si applica solo ai sui mobili usati, che sono già stati assemblati e perfettamente funzionanti. La multinazionale svedese specifica che non accetterà articoli che sono stati modificati o alterati in alcun modo.

Nella lista di pezzi che si possono restituire sono comprese cassettiere per ufficio, credenze, librerie, tavolini, armadi, tavoli da pranzo, scrivanie e sedie e sgabelli senza rivestimento.

Il programma non si estende a prodotti o letti non a marchio Ikea, divani, materassi, complementi d’arredo per la casa, prodotti in pelle, lampadari o cassettiere. Sono esclusi anche tutti i prodotti Ikea richiamati per difetti di fabbrica o che presentano problemi strutturali.
Ikea ha affermato che ispezionerà attentamente ogni articolo per verificarne le condizioni, l’età e la funzionalità nei negozi che hanno aderito all’iniziativa. Se supereranno i controlli, i clienti riceveranno dal negozio un credito per il servizio di riacquisto.

La società ha affermato che tutti gli articoli “in buone condizioni” approvati per la rivendita saranno disponibili in una sezione chiamata “così com’è” nei negozi a prezzi scontati.
Il marchio offre già un servizio di riacquisto nel Regno Unito e in Irlanda come parte della sua politica sostenibile. I clienti possono scambiare prodotti Ikea usati ma tenuti in ottime condizioni e ottenere un credito in negozio fino al 50% del prezzo di vendita originale. Gli articoli in condizioni “molto buone” guadagnano un credito del 40% e i beni “usati bene” ottengono il 30% del prezzo originale.
L’azienda, che ha 465 punti vendita in tutto il mondo, ha affermato che l’iniziativa fa parte del suo sforzo più ampio di diventare un’attività ‘circolare’ entro il 2030. L’obiettivo finale, sostiene, è quello di vendere prodotti che siano realizzati al 100% con materiali riciclati, rigenerati, ricondizionati o riutilizzati.

Il boom del mercato dell’usato
In effetti, quello dell’usato è un mercato in espansione. Il 2020, complice la pandemia, ha registrato un’esplosione del business del second hand, stimato, da Bcg Consulting, tra i 30 e i 40 mld di dollari in tutto il mondo. Secondo le stime, inoltre, è probabile che il mercato globale dell’usato cresca ancora nei prossimi cinque anni, con un incremento dal 15% al 20% annuo.
In Italia a dominare il mercato del mobile usato sono i negozi dell’usato conto terzi, il cui universo, difficile da quantificare a causa di codici ATECO inadeguati, si assesta tra le 2 e le 3mila unità.
Nei negozi più grandi le vendite possono arrivare anche al 40% del fatturato. Significative anche le performance degli arredi e casalinghi commercializzati online che secondo Doxa nel 2020 hanno rappresentato il 29% delle transazioni online a fronte di un volume di affari che ha superato i 5 miliardi e che negli ultimi anni ha mostrato una continua crescita.
Tale trend di crescita non deve essere valutato separatamente da quello dell’usato su piattaforma fisica (i negozi dell’usato conto terzi) perché i due segmenti sono quasi sovrapponibili: a dimostrarlo è il loro tasso di crescita che segue la stessa curva. L’aumento delle vendite avviene di pari passo perché i negozianti, che riescono a intercettare la merce venendo incontro all’esigenza dei clienti venditori di disfarsene velocemente, ricorrono sempre di più agli strumenti online per distribuire le loro merci. Il futuro quindi, molto probabilmente, non sarà nell’online, ma nella multimodalità.

Nel 2014 la Fondazione Ellen MacArthur ha lanciato la proposta, oggi sempre più di moda, di convertire gradualmente la vendita di beni a sistemi di leasing. Questo sistema, teoricamente, dovrebbe incentivare i produttori a puntare sulla durevolezza dei mobili, abbandonando le logiche di mercato sostitutivo o di obsolescenza programmata.

Fonte: fortuneita.com 

Vuoi diventare socio

di Retail Institute Italy?