Dries Van Noten, la rivoluzione retail parte da Los Angeles

Non un semplice spazio retail, ma un luogo pensato per accogliere manifestazioni artistiche sotto più forme. Dries Van Noten taglia il nastro al suo primo store americano a Los Angeles su La Cienega boulevard, nell’ex negozio di Opening ceremony. Circa 800 metri quadrati su due piani per il punto vendita più grande del marchio dell’omonimo designer, che fa capo a Puig. Un progetto coraggioso in tempi complessi come ha spiegato lo stesso Dries Van Noten, che si sposa però con il nuovo approccio al fashion del designer dopo la pandemia di Covid-19.

Perché ha deciso di investire in un progetto del genere e perché negli Usa?
Per molto tempo abbiamo pensato di aprire un negozio a Los Angeles e negli Stati Uniti. Così, nel momento in cui abbiamo saputo che Opening ceremony stava per chiudere, abbiamo colto la palla al balzo. Ho visitato il loro negozio in West Hollywood cinque anni fa e ho sempre amato questo spazio. Mi è piaciuta molto la sua energia.

È un atto coraggioso in un momento del genere…
È stata una decisione business davvero importante da prendere. Ma già prima era chiaro per me che qualcosa doveva succedere nella moda e ho condiviso i miei sentimenti a riguardo. Per fortuna ho ricevuto un sostegno in questo.

Come è strutturato lo spazio?
L’edificio è di 800 metri quadrati, sul lato destro c’è una little house, sul lato sinistro il little garden. C’è un ingresso con un corridoio lungo 20 metri, tutto con piante esotiche. Il negozio è a due piani, il piano terra è per il womenswear e il secondo è per il menswear. Il primo simbolo che dimostra che questo non è un negozio normale è il pianoforte a coda Steinway del 1928: invitiamo giovani studenti delle scuole di musica, giovani musicisti ma anche musicisti più stablished a suonarlo. Poi si gira l’angolo e si arriva nelle collection room. Qui il giovane forniture designer francese Johan Viladrich ha realizzato un tavolo in metallo zero-waste.

Un bel messaggio green?
Sicuramente. C’è anche uno spazio dove vendiamo i nostri pezzi d’archivio dagli anni 90 fino all’ultima collezione con Christian Lacroix. L’idea è che, se il covid lo renderà possibile, permetteremo ai clienti di riportarci i pezzi delle loro collezioni da rivendere. Penso che questo sia il futuro della moda.

E la componente artistica?
Ho deciso di invitare artisti giovani e affermati a dipingere direttamente sui muri. Quindi avremo quattro artisti. Sappiamo già che l’opera d’arte rimarrà per circa un anno e poi la toglieremo e chiederemo allo stesso o ad altri artisti di fare qualcos’altro. Dato che abbiamo molto spazio abbiamo pensato anche a exhibition room. Ad esempio, c’è Alan Crocetti, un giovane designer londinese che ha lavorato assieme all’artista cecoslovacco Richard Stipl.

Tra i nomi coinvolti nel progetto c’è anche Ann Demeulemeester…
Sì lo straodinario lavoro di Ann Demeulemeester con Sera per il tableware inaugurerà la prima mostra alla little house.

Quanti store avete ora nel mondo?
Ne abbiamo molti, uno in Antwerp, uno a Parigi e anche negozi con alcuni partner e il negozio di Shanghai che abbiamo aperto all’inizio di settembre. E store con partner a Singapore, Tokyo, Hong Kong…

All’inizio della pandemia, ha detto che la moda deve rallentare e ha presentato una lettera con altri designer. Come sta andando avanti?
The project is coming soon, sentirete presto parlare di questo. Credo che la mentalità sia davvero cambiata. Tutta la situazione delle vendite mi dice che è davvero importante cambiare. Tra due o tre settimane avremo un nuovo paper con i prossimi passi su come vediamo il futuro.

Fonte: mffashion.com

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