Da Lvmh a Diageo, i big investono nel no-alcol con nuove acquisizioni
Cresce la sete per il vino analcolico, e così gli investimenti. Lo confermano le ultime due operazioni di M&A realizzate da due colossi dell’industria del vino e degli spirits: Moët Hennessy e Diageo che, rispettivamente, hanno acquisito French Bloom e Ritual.
Nello specifico, la divisione vino e spirits di Lvmh, che lo scorso anno ha realizzato ricavi per 6,6 miliardi e che nel proprio portafoglio conta brand quali Dom Pérignon, Ruinart, Belvedere, Volcán de mi Tierra, ha rilevato una quota di minoranza della cantina French Bloom, specializzata nello sviluppo di vini no-alcol super-premium. Un’operazione che potrebbe avere dei risvolti anche in funzione della partnership sportiva appena siglata dal colosso francese con la Formula 1, di cui sarà global partner per 10 anni a partire dal 2025.
“L’investimento è in linea con le principali iniziative strategiche di Moët Hennessy, dimostrando il nostro impegno nell’offrire scelte di alta qualità senza alcol ai consumatori che moderano l’assunzione di alcol”, afferma Philippe Schaus, CEO di Moët Hennessy. “Siamo certi che la nostra esperienza, combinata con l’eccezionale innovazione e leadership visionaria del team di French Bloom, ci permetterà di plasmare il futuro di questa categoria”, afferma Philippe Schaus, CEO di Moët Hennessy.
Lanciato nel 2021 dai coniugi Maggie Frerejean-Taittinger e Rodolphe Frerejean-Taittinger e da Constance Jablonski, French Bloom ha visto la sua collezione espandersi in oltre 30 Paesi in meno di tre anni. Realizzate con vini Chardonnay e Pinot Noir biologici francesi, le cuvéè della cantina attraversano un processo di vinificazione e dealcolizzazione.
Sempre pochi giorni fa, anche Diageo North America, filiale americana del gruppo che raccoglie marchi quali Johnnie Walker, Smirnoff, Baileys, Don Julio, Tanqueray, per un totale di oltre 20 miliardi di euro di ricavi, ha acquisito Ritual Zero Proof Non-Alcoholic Spirits, lanciato nel 2019 a Chicago con l’obiettivo di realizzare cocktail Old Fashioned, Negroni e Margarita senza alcol.
Queste operazioni consacrano ufficialmente una categoria destinata a crescere. Lo scorso anno i consumi no-low alcol hanno visto un incremento del 5%, raggiungendo un valore di mercato di 13 miliardi di dollari (circa 12 miliardi di euro) nei dieci principali Paesi di riferimento che insieme raccolgono circa il 70% dei volumi complessivi. Nel periodo 2023-27, il settore è atteso in crescita a un tasso Cagr del 6%, guidato in primis dal +7% del no alcol.
Anche tra le aziende vitivinicole italiane il tema no alcol sta prendendo sempre più terreno, pur riscontrando delle limitazioni a livello legislativo in quanto, pur potendolo commercializzare, il vino analcolico non può essere prodotto nella Penisola. Argea, per esempio, ha presentato quest’anno la sua prima ‘Antologia’ per la categoria, ovvero otto etichette no alcol tra bianchi, rossi e bollicine, mentre Mionetto ha lanciato la prestige collection in formato alcol free.
Fonte: pambianconews.com
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