Cegid, il metaverso come area di test per una produzione green

Il metaverso sta diventando sempre più reale. Ormai il mondo virtuale ha conquistato l’interesse del pubblico e, tra privati e aziende, è previsto un vero e proprio boom di attività al suo interno nel corso del prossimo decennio, in particolare per quanto riguarda l’acquisto di beni e servizi. Secondo uno studio di Accenture, infatti, il 71% delle imprese ritiene che questo luogo digitale avrà un impatto positivo sul proprio business, e il 28% di queste la considera una vera e propria rivoluzione.

Sempre più società stanno valutando le potenzialità e le criticità di questo nuovo mondo e Cegid, uno dei principali fornitori di soluzioni di gestione aziendale cloud per la finanza, le risorse umane, i Cpa, il retail e i settori imprenditoriali, ha osservato che, con l’avvento del metaverso, il settore della vendita al dettaglio andrà incontro a un cambiamento e a un’innovazione digitale sempre più pervasiva, che avrà un impatto positivo sui comportamenti di acquisto, sulla customer experience e forse anche sul pianeta.

«Il continuum tra fisico e digitale diventerà sempre più parte integrante della quotidianità e le aziende dovranno ripensare la propria presenza online per creare nuove modalità di rapportarsi alla propria audience», ha spiegato Mario Davalli, country manager Eastern and Southern Europe di Cegid. «Se in generale il settore proseguirà nella direzione già consolidata negli ultimi anni, offrendo esperienze ultra-personalizzate e coinvolgenti per catturare l’attenzione di consumatori sempre più esigenti e smart, è anche vero che saranno numerose e diversificate le nuove opportunità offerte dal metaverso ai brand di vendita al dettaglio».

Grazie alla tecnologia della realtà aumentata e virtuale, i retailer che costruiranno un punto vendita nel metaverso e adotteranno un approccio phygital potranno infatti offrire ai clienti una digital customer experience realistica, riproducendo un nuovo formato di negozio fisico che permetta di sperimentare in maniera molto veloce stili, format e molto altro, oltre che creare occasioni di incontro con i clienti in un ottica esperienziale e di intrattenimento, aumentare la visibilità del brand connettendosi a un numero di utenti potenzialmente infinito e integrare i servizi omnichannel già esistenti per abbattere definitivamente le barriere tra retail fisico e digitale, consentendo per esempio a un utente che faccia shopping in un negozio del metaverso di ritirare i propri acquisti nel negozio più vicino. «Un meta-futuro senza limiti e confini, insomma, in cui l’evoluzione dipenderà dalla capacità creativa dei singoli brand e da quanto riusciranno ad allineare le proprie idee con le aspettative e le esigenze dei meta-clienti», ha proseguito Davalli.

Alcuni fashion brand hanno già avviato le prime sperimentazioni facendo leva sulla realtà aumentata come strumento per migliorare l’engagement dei clienti e il proprio storytelling, adottando nel contempo un modello di shopping più sostenibile. Uno dei più significativi è sicuramente lo spazio digitale permanente di Gucci, Gucci town, su Roblox, dove la maison del gruppo Kering presenta le ultime novità e vende articoli realizzati tramite la tecnologia 3D iper-realistica layered clothing. E poi ancora, il primo gioiello Nft di Bulgari, passando per il videogame di Timberland che atterra anche nei negozi fisici con un’area dedicata al gaming per una digital in-store experience ludica e coinvolgente.

In un periodo storico particolarmente sensibile alle problematiche legate al tema ambiente, il metaverso può rappresentare una nuova frontiera green per il settore delle vendite, conquistando anche i consumatori più attenti alla sostenibilità. Brand come Nike e Balenciaga, ad esempio, hanno già iniziato a lanciare le prime collezioni in digitale, realizzate virtualmente e prodotte in versione fisica solo nel momento in cui queste vengono acquistate in larga scala nel mondo fisico.

«Sostanzialmente, il metaverso potrebbe diventare un’area di test per prevedere il successo di una collezione, con l’approccio partecipativo dei clienti che diventano co-creatori e decisori», ha concluso Davalli. «Il risultato? Un’ottimizzazione della produzione, con conseguente riduzione degli sprechi, delle emissioni di Co2 e dei costi derivanti dai processi produttivi, per una moda sempre più sostenibile».

Fonte: mffashion.com 

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