Aw Lab riparte dal digitale e dal dialogo ‘customer centric’

Potenziamento del brand, digitalizzazione e vicinanza al cliente. Sono queste le parole d’ordine della sfida di Aw Lab, l’azienda italiana specializzata in retail sport lifestyle che fa capo al gruppo Bata. All’indomani della crisi pandemica, che continua a scuotere gli equilibri del settore, l’insegna di sportswear ha scommesso su iniziative di marketing che diano voce a tematiche sociali e giovani talenti, sfruttando il potenziale del canale digitale. E invertendo il customer journey: non è il cliente che si rivolge al brand, ma il brand ad andargli incontro, soddisfacendone le esigenze. Lo ha raccontato il generale manager David Pujolar a Pambianconews.

Il marketing di Aw Lab sembra puntare a quello che è il vostro target d’eccellenza, i giovanissimi. Che mission hanno le vostre ultime campagne?
Assolutamente sì. Aw Lab vuole essere sempre di più l’amplificatore delle nuove generazioni, partendo proprio dal mondo femminile, per noi strategico. Quindi, posso dirti che il nostro cliente tipo è una giovane teenager, ventenne al massimo, alla ricerca di modi e canali per esprimersi liberamente. Il nostro ruolo è quello di entrare in empatia con loro, costruire relazioni profonde ed il modo migliore per farlo è quello di sostenerli e aiutarli a realizzare i propri sogni e le proprie ambizioni. Proprio in quest’ottica è nata l’idea di ‘Is Me – Music edition’, un talent show che unisce streetwear, arte e musica. Il contest, che vede partecipare appassionati e astri nascenti del mondo musicale, è giunto alla quarte edizione che in esclusiva verrà trasmessa su Mtv. Se al suo debutto i partecipanti erano circa 500, quest’ultimo appuntamento ne ha contato circa 5000, a dimostrazione del potere che la musica sortisce nel mobilitare un’intera community di giovani. E per chi vince, la prospettiva è quella di trasformare la propria passione in una professione vera e propria, realizzando un sogno. Non prima di volare a Dubai per una performance live sul main stage del Sole Dxb, uno degli eventi di street culture più prestigiosi al mondo. Il format, inoltre, sarà ospitato da Sky, sul canale Mtv Music, a ottobre con una docu-serie di quattro puntate in cui saranno svelati i sei finalisti. ‘Perfetta’, invece, è un format digitale che nasce con l’obiettivo di dare spazio alle battaglie delle giovani donne, supportando la loro voce attraverso una piattaforma di confronto e dialogo.

Qual è stato l’impatto della pandemia su Aw Lab e come sta reagendo?
La pandemia è stata drammatica, per noi come per tutti. La prima settimana di gennaio 2020 ero in Asia per un evento di lavoro, e lì in Cina il Covid stava già dilagando. Poco dopo, aveva messo in scacco il mondo intero. Un simile scossone ci ha costretto a passare dall’essere un’azienda giovane e potenzialmente flessibile alla necessità di mettere davvero in pratica questa flessibilità, rinnovandoci e aprendoci al cambiamento. Abbiamo aperto l’e-commerce, che ha subito dato risultati notevoli, e abbiamo rivoluzionato il nostro modo di approcciarci alla clientela, scommettendo sul valore del dialogo. Le relazioni con i clienti non possono esaurirsi nella mera vendita dei prodotti ma devono puntare a instaurare dei rapporti umani e autentici, pronti ad accogliere le esigenze, i gusti e le sensibilità più svariate.

A questo proposito, come si strutturerà quindi la fidelizzazione della clientela?
Ci sarà un profondo cambio di paradigma che verterà, come dicevo, sulle relazioni umane. Noi dobbiamo avvicinarci ai consumatori innanzitutto per conoscerli, prima ancora che per vendergli qualcosa. La vendita non dev’essere il primo obiettivo, ma alla lunga è quello che viene raggiunto. Un marketing improntato alle persone sarà quello che premierà.

Quali sono gli aspetti su cui vi focalizzerete per ripartire?
Il nostro brand, per prima cosa. Non ci basta essere dei retailer, vogliamo potenziare il nome di Aw Lab nella sua identità polifonica ma unica, tra contenuti, show, iniziative lifestyle e naturalmente abbigliamento e scarpe, il nostro core business. In secondo luogo non può che esserci la digitalizzazione, che ci aiuta nel processo di engagement. Gli strumenti del web ci aiutano a profilare i clienti, offrendo loro una customer experience sempre più personalizzata. Che, però, non deve esaurirsi online ma deve ricevere l’apporto delle persone, appunto. Ecco perché il ruolo degli store rimane essenziale: nello scegliere dove comprare un paio di scarpe, è l’esperienza d’acquisto che si sa offrire a fare la differenza. I punti vendita, infatti, vengono gestiti in maniera differenziata, sulla base della clientela a cui si rivolgono: quella di Milano non sarà la stessa degli store spagnoli. Che, tra l’altro, sono passati da 26 a 50 nell’ultimo anno, nell’ottica di un processo di ampliamento che integra il ‘digital first’ con il retail.

Fonte: pambianconews.com 

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