La startup che ti fa pagare al ristorante con un qr code

Ore 13: di corsa fuori dall’ufficio, scegliere il bar, il tavolo (ammesso di trovare posto), decidere che cosa mangiare, finalmente sedersi. Panino ingollato di fretta, acqua, caffè. Più che relax è un tour de force. Ci si alza correndo. Per tornare alla scrivania? No, per pagare il conto. Operazione che, all’ora di punta, può andare per le lunghe.

Se mangiare gratis resterà un sogno, la tecnologia che riesce a spedirci in orbita è certamente in grado di risolvere il problema delle file alla cassa. Bastava pensarci. E lo ha fatto Sunday, una startup nata Francia e Stati Uniti da una squadra di ristoratori, i fondatori della catena Big Mamma Victor Lugger e Tigrane Seydoux assieme a Christine de Wendel. Il trio aveva ben presente il problema, e lo ha risolto con una soluzione semplice ed efficace a base di qr code e smartphone. L’abbiamo testata e, sì, possiamo confermarlo: funziona.

Quindici minuti in più per vivere
Spesso le idee che migliorano la vita nascono osservando le nostre abitudini con occhi nuovi. Così fu per McDonald’s: l’idea venne a Ray Kroc studiando il funzionamento di un chiosco di panini dalla gestione familiare ma estremamente efficiente. A lui poi spettò il compito di farne un franchising, ma questa è un’altra storia. Il caso di Sunday è simile. Esperti in ristorazione, i fondatori avevano ben presente che il customer journey – il percorso ideale che il cliente compie una volta messo piede nel locale – può essere estremamente frustrante: il tempo dedicato a gustare il cibo è poco, pochissimo, rispetto a quello trascorso all’interno.

L’idea di Sunday è semplice: si mangia, si inquadra un codice e si paga con quello. Poi, semplicemente, si esce. Non c’è nemmeno un’app, solo un’applicazione web: una scelta votata alla semplicità. E veloce lo è davvero.

Anche le mance aumentano del 40%
L’idea è piaciuta ai clienti (che lo preferiscono agli altri sistemi), ai ristoratori e agli investitori. “Siamo nati un anno fa per ragioni igieniche legate al lockdown e già presenti in otto paesi – afferma Giuseppe Tamola, general manager di Sunday per l’Europa -. Nel giro di pochi mesi dalla fondazione abbiamo raccolto 124 milioni di dollari di funding negli Stati Uniti, e credo non sia poi così frequente”.

Tamola sciorina dati: all’ora di punta si perderebbero, in media, 15 minuti alla cassa. Clienti contenti, ma a beneficiarne sarebbero anche i titolari dei locali e persino i camerieri: perché le attese, tutte, generano insoddisfazione a prescindere dalla bontà della cucina. “Le mance ai tavoli sono aumentate del 40% perché i ragazzi possono concentrarsi sul servizio – prosegue il manager, durante la presentazione al tavolo della pizzeria Lievità a Milano, tra i primi partner. E non solo: “La spesa media è aumentata del 12%: spesso si rinuncia al dolce per timore di non fare in tempo”, dice.

Il modello di business si basa su una fee applicata alla singola transazione. Attualmente, il conto si salda inserendo il numero della carta di credito, ma si stanno implementando altri sistemi. Già presenti Apple Pay e Google Pay. Possibile anche dividere il totale. Per proteggere i clienti dalle frodi, Sunday si assume la responsabilità dei costi se un cliente dovesse eclissarsi senza pagare. “In Italia abbiamo aperto poche settimane fa. Per noi rappresenta un mercato chiave – riprende Tamola -. Abbiamo già cento partner, dai piccoli ristoranti agli stellati, ma siamo presenti anche in Canada, Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Spagna, Belgio. Due settimane fa abbiamo siamo arrivati in Portogallo e allo studio c’è un piano di espansione più ampio”. Sono 160mila i ristoranti nel nostro Paese. Milano è il mercato principale. Per il momento si punta sul food, “un mercato ampio a sufficienza”. In futuro si vedrà. I dipendenti a livello globale, al momento, sono 350.

Fonte: wired.it

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