La crociata di Starbucks contro gli sprechi: si torna a versare caffè nella tazza portata da casa

Il Frappuccino, nella propria tazza preferita. Starbucks ha annunciato che tornerà a versare caffè, annessi e connessi nelle mug portate da casa dai clienti: una possibilità molto apprezzata dagli habitué, che riparte dal 22 giugno dagli Stati Uniti e a ruota nel resto del mondo, Italia compresa.

Questo non accadeva da oltre 15 mesi, dopo lo stop imposto dalle norme anti Covid. Ora la catena di caffè più famosa al mondo, che quest’anno compie 50 anni, ha condotto “estese prove” e approvato un “nuovo processo di utilizzo di tazza in ceramica per trasportare il proprio caffè fuori dal bar” anche per Europa, Medio Oriente, Africa e Asia. Negli States questo avviene con regolarità dal 1985: una moda che si è interrotta a marzo 2020, così come la possibilità di bere uno dei qualsiasi prodotti della Sirenetta verde in una tazza di ceramica. “L’utilizzo di bicchieri personali è una parte fondamentale dell’impegno costante di Starbucks per ridurre lo smaltimento di contenitori monouso, con l’obiettivo di ridurre gli sprechi del 50% entro il 2030”, ha affermato la società in una nota.

Per incoraggiare i clienti a scegliere il riutilizzabile e ridurre i rifiuti, alla cassa verrà fatto un piccolo sconto sulla bevanda preferita, ma saranno accettate solo tazze pulite: i dipendenti non potranno lavarle per i clienti, solo riempirle. Ma come funzionerà? Probabilmente la vita non sarà più esattamente com’era prima del Covid, e anche la nuova policy sulle tazze di Starbucks non fa eccezione. Per limitare i contatti, bisognerà inserire il proprio bicchiere senza tappo in un contenitore sporto dai partner – è così che Starbucks chiama i propri dipendenti –: il barista lo adornerà senza toccarlo per poi restituirlo al legittimo proprietario, sempre attraverso il contenitore. Parallelamente verranno ripristinati anche i “For here ware”, ovvero la possibilità di chiedere una tazza in ceramica per la consumazione all’interno del locale, e anche in questo caso lo scambio avverrà solo tramite un vassoio. Sono ancora in fase di test, invece, le modalità che consentiranno di utilizzare i bicchieri riutilizzabili anche al drive-thru.

Chissà se qualcuno ha mai calcolato quanto caffè è stato versato da quando ha aperto il primo negozietto in Western Avenue, a Seattle, a fine marzo del 1971. Grazie alla visione di Howard Schultz, la catena è sbarcata a Wall Street ed è diventata una icona pop che oggi conta qualcosa come 32 mila negozi in 80 Paesi con 400 mila dipendenti che servono 100 milioni di clienti a settimana. Anche se la pandemia ha inevitabilmente provocato un calo nelle vendite del 30%, e il primo trimestre del 2021 ha segnato un utile di 622 milioni di dollari contro gli 885,7 milioni dell’anno precedente, la Sirenetta verde è diventata la seconda più grande catena di ristoranti a servizio rapido al mondo, alle spalle solo di McDonald’s.

Per celebrare il traguardo dei 50 anni, Starbucks ha lanciato un Anniversary Blend in edizione limitata. Un caffè “corposo, robusto e innegabilmente audace”, con note di cedro affumicato, tartufo nero e dragoncello, eticamente prodotto in Indonesia. E oltre alla riduzione dei rifiuti, si è data l’obiettivo di produrre caffè a emissioni zero entro il 2030, con la riduzione dell’uso dell’acqua del 50% nella lavorazione della bevanda. “I nostri occhi sono ben aperti sapendo che non abbiamo tutte le risposte o comprendiamo appieno tutte le complessità e le potenziali conseguenze”, ha scritto l’amministratore delegato Kevin Johnson nella sua lettera d’intenti per la sostenibilità del marchio. “Ora è il momento di creare un’aspirazione ancora più ampia ed è un lavoro che richiederà un pensiero visionario, nuovi modi di lavorare, investimenti di risorse e azioni urgenti”. L’azienda infatti ha affermato di essere sempre alla ricerca di valide alternative, a partire proprio dalle tazze: all’inizio di quest’anno, ad esempio, la catena ha sperimentato un nuovo programma di “prestito” che ha consentito ai clienti di portare via e restituire le mug usate – stile biblioteca – tramite dei box automatici installati nelle cinque sedi di Seattle.

Fonte: repubblica.it

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