E-commerce, rivoluzione coronavirus: così reagisce la filiera

L’auto-isolamento per il coronavirus porta i cittadini a cercare nel digitale la risposta alle necessità di approvvigionamento e di intrattenimento, attraverso gli acquisti online di beni primari (ma non solo) e la fruizione, ad esempio, di video on demand. Gli operatori della filiera del commercio elettronico stanno registrando una crescita spropositata della domanda, anche da parte di consumatori meno abituali, solitamente restii all’acquisto e ai pagamenti online. L’intero sistema della logistica e delle consegne, in collaborazione con le istituzioni italiane, si sta misurando con questa emergenza mettendo in campo tutte le risorse disponibili per garantire ai cittadini un servizio efficiente.

E-commerce: chi cresce e chi soffre nell’emergenza

Le forze impiegate da tanti operatori della GDO e dotcom sono davvero straordinarie e, in generale, anche se in questa fase non è possibile fare un’analisi accurata, si osserva che l’ecommerce sta crescendo a tripla cifra, con picchi relativamente ai settori dell’alimentare e dell’approvvigionamento domestico. In questa fase è fondamentale l’investimento nella tecnologia per gestire in sicurezza l’intera catena del valore, facendo i conti con una domanda senza precedenti e, di conseguenza, con un aumento di tutte le risorse, dai mezzi di trasporto al personale.

Esistono, altresì, settori che in questa fase stanno soffrendo più di altri anche nell’ecommerce, come il turismo e l’abbigliamento: due comparti che da sempre trainano il settore del commercio digitale in Italia e guidano l’export. Si pensi, in particolare, che nel 2019 quello dell’Abbigliamento era il principale comparto nell’esportazione e costituiva circa i due terzi dell’export di prodotto, seguito da Arredamento & home living (6%), Informatica ed elettronica di consumo (5,5%), Beauty (4%) e Food&Grocery (3%)[1]. I decreti attuati dal Governo per contenere la pandemia in corso, ormai estesa a livello globale, è chiaro che stanno frenando come mai prima d’ora l’economia digitale in questi settori. In mancanza di occasioni sociali e con le restrizioni di movimento attualmente in corso, l’ordine delle priorità di acquisto dei cittadini è cambiato e, una volta rientrato l’allarme sanitario, occorrerà dare segnali rilevanti di incoraggiamento, prendendo misure ad hoc per rilanciare anche questi comparti, vitali per il nostro Paese.

Emergenza sanitaria, il contributo delle diverse industrie

Tutti gli operatori delle diverse industrie stanno facendo il massimo per dare il proprio contributo in questo momento di emergenza sanitaria. Il settore tessile-manifatturiero sta dimostrando in alcuni casi un ottimo esempio di versatilità, convertendo in tempi rapidi la propria produzione a favore di camici e mascherine per la protezione individuale in tessuto; così come alcuni laboratori di profumi e cosmetici stanno privilegiando la produzione di igienizzanti per la persona e per la casa.

A fronte di una crescita inaspettata della domanda online, anche l’intera filiera dell’ecommerce, dai merchant alla logistica, sta moltiplicando le risorse impiegate per soddisfare le richieste in continua crescita. Così, diversi attori stanno dando priorità al rifornimento e alla consegna di prodotti di primaria necessità in questo periodo, come i dispositivi di protezione individuale sanitari, i beni di approvvigionamento alimentari e di igienizzazione della persona e della casa.
Nella situazione straordinaria che il nostro Paese sta affrontando, occorre specificare che ritardi e riprogrammazioni delle consegne sono determinate non dai disservizi dei venditori o degli operatori della logistica, bensì dalle difficoltà oggettive di ciascun attore della filiera, che sta lavorando incessantemente per ripristinare la piena funzionalità in una evidente situazione di difficoltà, proprio a causa dell’improvviso incremento della domanda e delle complessità che si aggiungono alle operazioni di routine.

Buonsenso anche per gli acquisiti online

Se il commercio elettronico e la logistica rappresentano due aree strategiche fondamentali perché contribuiscono a limitare lo spostamento delle persone agevolando e supportando la popolazione, con particolare riguardo alle fasce più a rischio, è anche vero che in queste settimane occorre che anche gli acquisti online diventino, in un certo senso, più responsabili e siano guidati da esigenze legate a bisogni essenziali, proprio come vale per le ragioni che ci motivano a uscire di casa.

I consumatori, dunque, sono invitati a privilegiare quanto possibile, pur nel rispetto di tutti i settori merceologici, l’acquisto di beni di prima necessità (spesa alimentare e prodotti farmaceutici). In questo modo si eviterà di rallentare l’attività dei servizi logistici con la consegna di prodotti in questo momento non indispensabili. Allo stesso tempo, la sicurezza dei lavoratori dipendenti deve essere garantita dal datore di lavoro, che ha l’obbligo di adottare in modo rigoroso le misure indicate dalle autorità di tutela e di protezione a favore del personale dipendente che opera all’interno degli uffici e dei magazzini e degli autisti dei mezzi di trasporto.

Secondo le ultime disposizioni del Governo, anche i ristoranti e i bar osservano la chiusura al pubblico, ma la consegna di cibo a domicilio rimane nella maggior parte dei casi un’opzione che, se prima veniva percepita come valore aggiunto, ora rappresenta un servizio di primaria importanza per i cittadini italiani, grazie anche alle numerose iniziative di consegna a domicilio gratuita per gli over 65 da parte di volontari. Si tratta di un caso davvero esemplare di come il contesto abbia reso necessaria una modalità che prima era contemplata solo da un segmento specifico della popolazione, mentre oggi risulta fondamentale per i cittadini che stanno fronteggiando l’emergenza dalle proprie case.
Superata questa crisi, sarà interessante anche osservare quanto le soluzioni digitali adottate nel periodo del coronavirus modificheranno le abitudini di consumo degli italiani, soprattutto in uno scenario in cui fino al 2019 il settore del food nell’ecommerce aveva ancora un’incidenza marginale in Italia, pari al 5% sul totale eCommerce B2c del nostro Paese.

Fonte: agendadigitale.eu

Leave A Reply

Vuoi diventare socio

di Retail Institute Italy?