Borse di cotone, la sostenibilità scricchiola

La crociata contro la plastica ha visto la progressiva limitazione delle borse realizzate in questo materiale, la sostituzione con polimeri biodegradabili oppure con la carta o il cotone. E proprio il cotone da possibile alternativa spacciata come amica dell’ambiente è diventato parte del problema, come scrive The New York Times in servizio dedicato alla grande diffusione che le borse in tessuto hanno avuto negli ultimi anni.

Le borse di cotone sono diventate uno strumento di marketing per tanti brand, un vessillo da esporre per mettere in evidenza un approccio green o comunque per comunicare che le aziende sono consapevoli dell’abuso della plastica e si stanno impegnando per imballaggi più sostenibili. Ma l’esagerazione è sempre dietro l’angolo, come ha dimostrato l’artista inglese Venetia Berry: ha contato le borse in cotone gratuite che aveva accumulato e nel suo armadio ne ha trovate 25. Dai negozi di scarpe e abbigliamento fino ad hotel e fattorie, tantissime attività propongono la loro merce regalando questo contenitore.

Un trend che fa bene alla Terra? Non sembrerebbe, almeno secondo uno studio del ministero dell’ambiente e dell’alimentazione della Danimarca, non ancora sottoposto a revisione paritaria, secondo cui una borsa in cotone biologico deve essere utilizzata 20mila volte per compensare l’impatto complessivo associato alla sua produzione. Tradotto nella quotidianità di una persona, un impiego di 54 anni per una sola borsa… Quindi per la compensazione ambientale delle 25 possedute dall’artista londinese servirebbero più di mille anni di utilizzo.

Il cotone, ricorda Travis Wagner, docente di scienze ambientali all’Università del Maine, necessità di tanta acqua e la sua produzione, in diverse parti del mondo, è associata anche allo sfruttamento del lavoro. E il tessuto è difficile da recuperare: Maxine Bédat, direttrice del New Standard Institute, un’organizzazione no profit focalizzata sulla moda e sulla sostenibilità, ha detto che deve ancora trovare un servizio di smaltimento rifiuti che accetti i tessuti nel compost. Le borse, soprattutto quelle stampate, finiscono quindi in discarica o all’inceneritore. Solo il 15% delle 30 milioni di tonnellate di cotone prodotte ogni anno arriva effettivamente ai depositi tessili ed è indirizzato agli impianti di trattamento. E comunque, puntualizza Bédat, per trasformare i vecchi tessuti in nuovi serve parecchia energia.

La sostenibilità scricchiola e si pone quindi il dilemma della borsa di cotone, come ribadisce, al New York Times, Laura Balmond, project manager della campagna Make Fashion Circular della Fondazione Ellen MacArthur.

Fonte: italiaoggi.it

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